Il dismorfismo corporeo è un disturbo caratterizzato dall’eccessiva preoccupazione per un difetto fisico, reale o immaginario che sia. Pare, infatti, che persino Sarah Michelle Gellar, l’attrice diventata famosa per aver interpretato un’implacabile ammazzavampiri, ne soffra.
La giovane attrice, ha confessato di non avere un buon rapporto con gli specchi che tende, piuttosto, a tenere lontani. Come ha raccontato in un’intervista rilasciata di recente al magazine “Health”:
Un mio amico makeup artist una volta mi disse che non mi aveva mai visto guardarmi allo specchio. Sono sempre circondata da quegli oggetti per via del trucco e parrucco, ma effettivamente cercavo sempre di evitarli.
Il dismorfismo corporeo, infatti, a lungo chiamato dismorfofobia, porta la persona a focalizzare tutta l’attenzione sul difetto vero o presunto, sino a diventare il pensiero dominante, condizionando inevitabilmente tutti gli ambiti della vita. Chiaramente, questo disturbo, che rivela un’ipersensibilità al giudizio altrui, trova terreno fertile nella nostra società, letteralmente monopolizzata dalla cultura dell’aspetto fisico.
Chi soffre di questo disturbo, infatti, ha la tendenza a lamentarsi di difetti immaginari o lievi, che interessano il viso, i capelli, il naso, il mento, i piedi, ogni parte del corpo, può diventare motivo di preoccupazione. Il disagio, chiaramente, può avere ricadute molto pesanti sulla quotidianità, tanto da determinare stress, depressione, comportamenti di fuga dagli specchi o, al contrario, della loro ricerca maniacale per controllare continuamente il proprio aspetto. C’è anche chi si riversa sulla chirurgia plastica o modifica il proprio comportamento alimentare pur di “sedare” l’ansia causata dal desiderio spasmodico di essere perfetti.
Generalmente, questo disturbo inizia a fare la sua comparsa intorno all’età dell’adolescenza, quando effettivamente, non si ha ancora una personalità ben definita e si cerca di costruire la propria immagine, tuttavia il problema emerge a distanza di anni, e non si tratta di una questione di vanità, ma di un disturbo psicologico a tutti gli effetti, che va affrontato con l’aiuto di uno specialista.