Che si tratti di effetto placebo o effetto nocebo il risultato è sempre lo stesso: la nostra mente è in grado di fare tutto.
È in grado di agire in maniera positiva o negativa nei confronti del nostro organismo, farci guarire o farci peggiorare, ed ancora potenziare o diminuire l’effetto di un farmaco. A sostenerlo è una ricerca pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine.
L’effetto placebo non è mai stato sottovalutato dai medici, che nella quasi totalità dei casi a campione prendono anche delle persone alle quali “fanno credere” di assumere il medicinale fulcro dello studio, per verificare quanto in effetti la mente abbia potere nei confronti della patologia. Nello specifico, lo studio in questione dimostra come un’aspettativa negativa su di un farmaco o su di un antidolorifico, a prescindere dalla loro potenza, possa addirittura annullare l’effetto della sostanza.
Al contrario se l’aspettativa nei confronti degli stessi è alta, l’effetto del medicinale risulta addirittura raddoppiato. È ciò non accade solamente per ciò che riguarda le sostanze chimiche: tale iter è stato registrato anche per ciò che riguarda l’utilizzo di medicine naturali. I ricercatori dell’Università di Oxford che hanno portato avanti lo studio suggeriscono di tenere sempre in considerazione l’opinione dei pazienti per ciò che riguarda l’efficacia di un trattamento al quale gli stessi devono essere sottoposti.
Come spiega la dottoressa Irene Tracey:
I medici non dovrebbero sottovalutare la notevole influenza che hanno le aspettative negative dei pazienti sul risultato finale.
Ciò che suggeriscono gli studiosi è di applicare questo modo di approcciarsi al paziente soprattutto con quelli affetti da dolori cronici. La scarsa fiducia che gli stessi possono presentare nei confronti di una nuova terapia rischia infatti di rappresentare una delle possibili motivazioni dell’inefficacia della stessa.
La teoria degli universitari è questa: se funziona l’effetto placebo, perché non dovrebbe funzionare l’effetto nocebo?In fin dei conti, se il nostro cervello dimostra di funzionare talvolta come un “medicinale”quando si instaura l’effetto placebo, perché il meccanismo non dovrebbe funzionare anche al contrario?
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Fonte: La Stampa