Nella società odierna certamente i capricci sono la “malattia” più comune e diffusa tra i bambini. Ciò che tuttavia spesso sfugge agli adulti è che per fare i capricci è necessario essere in due: il bambino e l’adulto. I capricci infatti altro non sono che uno strumento a disposizione dei bambini per tastare il terreno e per mettere alla prova gli adulti in uno “scontro” a due. Ogni bambino sa quando, come e con quale degli adulti significativi può comportarsi o meno in un determinato modo. Detto questo è ben evidenziabile come il capriccio sia a tutti gli effetti un fenomeno relazionale.
Ma come reagisce l’adulto al capriccio? La prima cosa che viene avvertita dall’adulto è l’angoscia e la rabbia che sopraggiungono e che crescono a mano a mano che cresce la provocazione e la sfida del bambino. Successivamente il senso di impotenza, la delusione e lo sconforto prendono piede innescando una reazione a catena che spesso si traduce in urla, ceffoni ed perdita del controllo. La prima cosa da comprendere è spesso il capriccio ha cause sottostanti all’esplicita richiesta.
Facciamo un esempio: un genitore va al supermercato con il proprio figlio, ad un certo punto il bambino comincia a volere un determinato tipo di caramelle; il genitore gliele nega. Ecco lì … comincia l’escalatìon, il bambino urla, piange strilla, fa girare i presenti. Il genitore le compra, il bambino si calma, escono e una volta usciti entrano in un altro negozio e ricomincia tutto da capo. Dunque cominciamo a chiederci, il bambino voleva proprio le caramelle (richiesta esplicita), oppure voleva vedere fino a dove poteva alzare il tiro (richiesta implicita)? Anche se a molti non sembrerebbe, il bambino in quel preciso momento ha bisogno che l’adulto gli dica di no; un no coerente, chiaro e fermo, un no che non lasci ombra di incertezza o dubbio.
La coerenza infatti è un elemento fondamentale per il bambino poiché l’ incertezza dell’adulto che offre al bambino la possibilità di essere il “piccolo capo di casa” senza tuttavia esperienza di vita. Quindi in concreto come possiamo affrontare i capricci? Abbiamo detto che innanzitutto è necessaria la fermezza e la coerenza con il bambino e tra gli adulti (coerenza educativa genitoriale). I “capricci” e le battaglie di opposizione dei bambini mettono a dura prova l’intesa di mamme e papà e spesso uno dei due genitori finisce per cedere, mentre l’altro non è d’accordo. Condividere da subito alcune premesse e linee guida riguardo l’educazione del figlio, contribuisce a mantenere uno schieramento coerente e autorevole.
Accanto a questi punti è necessario stabilire delle regole cosi come è necessario insegnare al bambino che deve saper aspettare, al fine di accettare meglio la frustrazione e imparare ad essere paziente. Personalmente un punto che mi preme particolarmente esporre è vero che il bambino ha delle esigenze basilari che sono prioritarie, ma è anche vero che ogni genitore oltre ad essere tale è una persona; una persona che deve ritagliare degli spazi per sé. Ciò deve servire al bambino ad imparare ad aver fiducia nel proprio genitore anche senza averlo sempre vicino, sviluppando cosi la propria autonomia e imparando altresì a rispettare gli altri.
A livello strategico, le strategie che possono essere utilizzate verso il capriccio sono l’ignorare e il punire. Ignoriamo il bambino quando fai capricci; inizialmente alzerà il tiro, ma se noi continuiamo su quella strada piano piano il comportamento negativo scemerà sarebbe auspicabile non dire frasi come: sei un piagnone, smettila rinforziamo il capriccio.
Puniamolo se il comportamento è fortemente lesivo per se o per gli altri. Ogni punizione deve essere immediata (ad esempio togliamogli il giocattolo preferito o neghiamogli il programma televisivo che desidera vedere) ed irremovibile. In conclusione, ogni genitore può rispondere al capriccio in un duplice modo, contenendolo e instaurando un rapporto di autorevole rispetto con il proprio piccolo oppure assecondandolo in tutto facendo cosi crescere un piccolo tirannosauro.