Mentre i nonni si isolano pericolosamente davanti al televisore, Internet accalappia i nipoti, che si perdono nelle maglie della rete più grande del mondo. Potrebbe essere la fotografia di questo inizio di secolo. Ma che cosa fanno gli utenti quando sono collegati? Oltre il 70% degli intervistati guarda video su YouTube e servizi simili, il 66% scarica file musicali, l’81% usa la rete per caricare e pubblicare foto digitali, il 76% partecipa a giochi che si svolgono on line. Ben oltre quindi l’attività legata al lavoro o allo studio, Internet diviene sempre più centro di intrattenimento e vita sociale.
Dalla necessità alla dipendenza però il passo è breve e si può delineare in alcuni step virtuali che conducono a non poter più fare a meno del collegamento. Tutto inizia con le e-mail, il primo livello di utilizzo, cui segue una fase di navigazione distratta e rapida tra i siti web. Segue un’attenzione ossessiva alla posta elettronica e ai temi che riguardano il web. Intanto il tempo di permanenza on line aumenta e si intensificano la partecipazione alle chat e ai gruppi di discussione. Le sessioni di connessione si prolungano nella notte, tolgono ore al sonno, e si accompagnano a pensieri ossessivi che riguardano gli eventi della Rete, a sensazioni sgradevoli e ansia quando si è scollegati.
L’estremo della dipendenza si raggiunge con un malessere crescente, agitazione e un basso livello di attivazione e interesse quando si è “disconnessi”. Una condizione simile all’astinenza con danneggiamento della sfera sociale, affettiva e della vita familiare, scolastica o lavorativa.
Questo può succedere grazie alla ricchezza della Rete che abbatte le distanze, stimola le possibilità di informarsi e di conoscere, favorisce interazioni rapide e intense, senza coinvolgimento fisico, grazie alle community e ai social network. L’altro lato della medaglia è però che talvolta illude con le proprie promesse gli internauti, offrendo relazioni virtuali che possono deludere, ferire o svanire nel nulla nel migliore dei casi. E talvolta sono fonte di pericolo, soprattutto per i più piccoli o i più vulnerabili. Il filtro automatico può non bastare.
Non a caso la Società italiana di pediatria pone l’accento su come Internet stia prendendo sempre più spazio nella vita degli adolescenti e su come sia sottile il confine tra opportunità e dipendenza. Fa notare inoltre come negli Stati Uniti il fenomeno si manifesti e sia trattato in centri di recupero dedicati, esattamente come succede per le altre dipendenze (gioco d’azzardo, alcol, droghe). I pediatri italiani ci tengono a sottolineare come oltre a questo fenomeno di dipendenza, per i più giovani, siano presenti in Rete anche altri rischi correlati: pedofilia, pornografia, inneggiamento alla violenza, al razzismo o all’autolesionismo sono innegabilmente a portata di mano e non sempre sono sufficienti i filtri automatici sui contenuti che sono stati installati nei computer.
Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Marzo_2009/Dipendenze.pdf