L’omofobia una malattia mentale? Secondo una ricerca condotta recentemente dall’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Tor Vergata potrebbe esserci questa possibilità.
Se andiamo indietro nel tempo scopriamo che un tempo l’omosessualità era considerata una malattia mentale salvo poi esserne depennata perchè riconosciuta come normale istintualità dell’uomo. Per ciò che concerne l’omofobia è stato invece George Weinberg nel 1972 a coniare il termine: gli serviva una definizione per una particolare “malattia” del pregiudizio che andava a collegarsi ad altre tipologie di ostilità verso le minoranze. Tutti atteggiamenti collegati ai tratti della personalità come l’immaturità, la fragilità e l’insicurezza.
Ed è proprio questa connessione tra le caratteristiche mentali e l’odio per persone omosessuali ad aver stuzzicato la curiosità degli scienziati, i quali hanno voluto tentare di comprendere l’origine reali dell’omofobia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore Journal of Sexual Medicine ed onestamente pensiamo che i risultati debbano essere presi con le pinze: di solito basta un pizzico di ignoranza in meno ed un po’ di empatia in più per tramutare l’omofobia in un comportamento sano. Non si può non notare però come la ricerca abbia sottolineato come le persone più problematiche a livello caratteriale e mentale tendano verso l’omofobia con maggiore facilità.
Per confermare la loro ipotesi i ricercatori hanno preso un campione di 500 studenti e li hanno sottoposti a test psicometrici. E’ stato loro richiesto di rispondere a domande riguardanti reazioni personali nei confronti di gay e persone appartenenti alla comunità LGBTQ per valutare il livello di omofobia di ogni persona. Ed in seguito hanno analizzato lo stato psichico degli stessi valutando se avessero un modello sano di rapportarsi agli altri (agio e tranquillità) o malsano (sfiducia e rifiuto dell’intimità). Comparando i dati raccolti si sono resi conto che chi si trova in uno stato mentale malsano e ha problemi nella gestione delle relazioni interpersonali tende maggiormente all’omofobia.
Attenzione però: l’omofobia non può essere trattata come semplice disturbo, perchè non vi è una correlazione causa-effetto tra disagio e pregiudizio: si può parlare più che altro di fattore di rischio. Fattori culturali e religiosi fanno la loro parte.
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