E’ in arrivo un apparecchio, piccolo come un telefono, per le indagini ecografiche a domicilio. L’innovativo progetto è partito nella Regione Lombardia, e ha visto protagonisti 90 medici di famiglia, dotati di mini ecografo portatile per le valutazioni di primo livello, per vedere ad esempio se sono presenti grosse masse addominali o un’ascite.
I dottori che partecipano al progetto, sono stati istruiti nei presidi ospedalieri e nei vari reparti di ambulatori specializzati nell’effettuare vari tipi di ecografie, a cui potranno fare riferimento anche dopo aver eseguito una prima indagine ecografica. Gli aspetti positivi sono indiscutibili e su più fronti. Il medico, infatti, in questo modo potrà fare subito un approfondimento diagnostico direttamente a casa del paziente garantendo un controllo più efficace della patologia senza doverlo trasportare in ospedale e tempi di cura più brevi, con il duplice vantaggio di razionalizzare i costi del Sistema Sanitario Nazionale.
La verifica della ricaduta che un’innovazione del genere può avere sulla spesa pubblica rientra fra gli obiettivi dello studio. Si stima, inoltre, che con questo nuovo apparecchio, le lunghe liste di attesa per le indagini ecografiche si riducano fortemente, con una maggiore appropriatezza dei percorsi diagnostici dei pazienti e un minor accesso in Pronto Soccorso. Come spiega Agostino Colli, Direttore del Dipartimento Area medica AO Provincia di Lecco, la prima in cui, insieme a Milano, prenderà avvio il progetto:
Il senso è fornire al dottore di medicina generale uno strumento facile da usare che consenta di verificare un’ipotesi diagnostica. Una volta concluso il training potrà raccogliere delle informazioni su come sono gestiti i pazienti grazie a questa tecnica. Il progetto prevede di testare un numero limitato di quesiti in cui l’apparecchio ha un’accuratezza paragonabile a quella dell’ecografia standard e ha risposte facili da ottenere, in quanto l’accuratezza è in parte operatore dipendente.
Per il momento, infatti, l’apparecchio è stato testato su 550 pazienti e sembra promettere bene. La tecnica, inoltre, permette di studiare anche il torace, per vedere se c’è un effusione pleurica un focolaio di polmonite.