Gli stranieri in Italia sono circa il 7,5 per cento della popolazione totale, per un numero pari a circa 4 milioni e mezzo di individui. Nei giorni scorsi a Bologna, si è tenuta l’assemblea dell’Associazione italiana di oncologia medica, dove il dott. Carmelo Iacono, ha dichiarato che negli immigrati vi è una maggior tasso di mortalità a causa del loro stile di vita poco salutistico, che genera molte malattie tumorali se paragonati ai cittadini del Bel Paese.
Il Dott. Carmelo Iacono ha specificato che “Gli extracomunitari colpiti dal cancro muoiono più degli italiani. Non perché la malattia sia più aggressiva ma perché viene scoperta in ritardo”. Lo stile di vista sotto accusa è quello caratterizzato da un forte uso di Alcol, Fumo, alimentazione povera di frutta e verdura ma ricca di grassi, ma soprattutto la poca prevenzione rispetto a questo tipo di malattia. Nonostante agli immigrati sia possibile usufruire del servizio sanitario nazionale, le persone che si sottopongono a screening oncologici di prevenzione, sono veramente pochi.
Marco Venturini, nuovo presidente della Aiom, ha spiegato:
“Lo riscontriamo nella nostra pratica clinica: gli immigrati arrivano troppo spesso a scoprire la malattia in ritardo. E le neoplasie di cui soffrono sono proprio quelle più direttamente correlate a stili di vita errati (polmone, testa-collo, colon-retto, stomaco) e alla mancanza di prevenzione secondaria (collo dell’utero, seno e ancora colon retto)”.
Tra gli stranieri è da segnalare anche un maggiore aumento di tumori al fegato, in gran parte conseguenza dei casi di cirrosi legate a forme di epatite B cronica, una forma di cancro particolarmente frequente nelle persone che non hanno ricevuto le dovute vaccinazioni. Venturini ha poi concluso il suo intervento dichiarando che:
“Di fronte a questo scenario, con numeri in evidente crescita nei reparti di oncologia – ha aggiunto Venturini, che è anche direttore dell’Oncologia all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negar (Verona) – emerge la necessità di interventi specifici, non più rinviabili: serve soprattutto fare prevenzione primaria e secondaria, in particolare attraverso il coinvolgimento delle “seconde generazioni”.