Può non piacere a tutti, ma il comune aceto usato per condire l’insalata e i sottaceti potrebbe far rivivere la sua antica fama millenaria nella medicina popolare che lo vedeva come uno dei migliori rimedi per la salute. A suggerirlo è un nuovo studio giapponese che indica che nessuno dovrebbe iniziare ad ingozzarsi di aceto, ma ci sono nuove prove che esso possa aiutare a prevenire l’accumulo di grasso corporeo, nonché a prevenire l’aumento di peso, almeno nei topi.
Tomoo Kondo e colleghi hanno notato che l’aceto è stato utilizzato come medicina popolare fin dai tempi antichi. La gente lo ha usato per curare una lunga serie di problemi. La ricerca scientifica moderna suggerisce che l’acido acetico, il componente principale dell’aceto, può contribuire a controllare la pressione sanguigna, i livelli di zucchero nel sangue, e l’accumulo di grasso.
Il team di Kondo ha rilevato che i topi di laboratorio alimentati con una dieta ad alto contenuto di grassi e di acido acetico hanno sviluppato molto meno grasso corporeo (fino al 10% in meno) rispetto agli altri topi.
Nonostante la costante consulenza ne limita fortemente il quantitativo nella dieta e ci siano diverse avvertenze per gli effetti sui malati in sovrappeso, la conclusione in un momento in cui le diete Occidentali stanno peggiorando potrebbe far tirare un sospiro di sollievo a molti.
Gli scienziati hanno rilevato il mese scorso che sempre un minor numero di persone seguono la dieta indicata dal medico, e nemmeno il sano stile di vita consigliato oggi, almeno rispetto a due decenni fa. La ricerca aggiunge nuovi elementi di prova all’idea che l’acido acetico combatte il grasso attivando i geni che coinvolgono le proteine nella ripartizione dei grassi, e che riguardano quindi l’accumulo di grasso corporeo. Ulteriori ricerche sugli esseri umani sarebbero necessarie per confermare l’effetto ed andare oltre, magari verso una vera e propria terapia.
I risultati saranno dettagliatamente descritti nel numero di luglio della rivista American Chemical Society’s Journal of Agricultural and Food Chemistry.
Fonte: [Livescience]