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La Coca Cola zero potrebbe fare male, in Italia contiene una sostanza vietata in America

Sembra che la Coca Cola 0 venduta in Italia, celebre versione light della bevanda più famosa al mondo, potrebbe nascondere una sostanza che in America è vietata. Nonostante abbia un ridotto apporto calorico e sia priva di zucchero, come suggerito anche dal nome, contiene il ciclamato, un dolcificante prodotto sintenticamente, in uso sin dagli anni Settanta.

Questo edulcorante ha un potere dolcificante anche fino a 50 volte superiore rispetto al saccarosio. Viene segnalato sull’etichetta dei prodotti alimentari a cui è addizionato con la sigla E952 e la dose giornaliera accettabile è di 11 milligrammi per chilo di peso corporeo, solo per fare un esempio, se il proprio perso è di 60 chili, la razione consentita è di 660 milligrammi. Nonostante l’uso di questa sostanza negli Stati Uniti sia stato sospeso, in Europa è ancora consentito, oltre che come dolcificante da tavola, anche in una serie di prodotti industriali a basso potere calorico come le bibite, i gelati, i dolci, nei chewing gum, nelle conserve di frutta ipocaloriche, negli integratori alimentari e nelle diete dimagranti.

La FDA (Food and Drug Administration), infatti, ha messo al bando il ciclamato dopo i sospetti avanzati sulla sua tossicità, non escludendo che possa trattarsi anche di un composto cancerogeno. In attesa di nuove evidenze scientifiche, infatti, le autorità sanitarie americane hanno preferito applicare il “principio di precauzione” per tutelare la salute dei consumatori. Come ha spiegato l’ufficio stampa della Coca-Cola:

Il ciclamato è un additivo alimentare della famiglia degli edulcoranti, autorizzato dalla legislazione europea e italiana sulla base delle rilevanti valutazioni di sicurezza. È pertanto utilizzabile dalle aziende alimentari alle condizioni specificate nelle relative norme, che elencano i prodotti in cui può essere impiegato e le rispettive dosi massime d’uso. La Coca-Cola ricorda che l’utilizzo del ciclamato come edulcorante negli alimenti e nelle bevande è permesso in più di 50 paesi in tutto il mondo tra cui Canada, Australia e Messico.