Diabete: quando questa malattia cronica viene nominata, la prima cosa che si pensa è la necessità di ridurre l’apporto calorico, specialmente quello derivante dagli zuccheri. Vero. Ma una ricerca della Società italiana di Diabetologia, sebbene punti alla non “demonizzazione” dello zucchero come compendio alimentare, spiega che è necessario, nel suo consumo, rientrare sotto il massimo dei limiti consentiti: 8 cucchiaini. Parliamo di circa 50g per gli uomini e 40g per le donne.
A lungo andare infatti un eccesso di zucchero può portare ad uno scompenso dei trigliceridi nel sangue ed ad alimentare l’insulino-resistenza tipica del diabete. Ed in questo caso bisogna fare attenzione, perché i valori alti della glicemia possono portare ad un affaticamento del cuore.
Il problema, spiegano gli esperti, non consiste solo nel consumo di prodotti da forno come il pane o i biscotti, ma anche in quelle bibite che vengono riconosciute sotto il nome di soft drink. Perché se le problematiche relative ai carboidrati del pane bianco sono “risolvibili” attraverso un consumo di pane integrale che seppure avendo lo stesso effetto di quello bianco sulla glicemia favoriscono l’abbasamento di colesterolo, trigliceridi e peso corporeo, ogni lattina di queste bevande contiene nei suoi 330 ml dai 27 ai 33 grammi di zucchero: consumarne due al giorno, è evidente, porta l’individuo a superare, e di molto il limite di zucchero giornaliero consentito.
Senza contare l’assoluta mancanza di effetto delle stesse nel fermare l’appetito.
Nel 2012, le linee guida europee di consumo di soft drink verranno riviste. Nel frattempo il consiglio degli esperti, tra i quali figura anche il presidente della Società italiana di diabetologia Gabriele Riccardi, è quello di limitarsi nell’assunzione di quantità di “zuccheri aggiunti”:
A lungo termine il surplus di zuccheri aggiunti ha un effetto bomba. Tuttavia questo discorso non vale le bibite light o zero.
Le quali sebbene non presentino eccessiva pericolosità dal punto di vista “zuccherino”, sui giovani porterebbero comunque un “assuefazione” al dolce.