Nuovo no alla fecondazione eterologa. L’ennesimo divieto giunge dalla Consulta, chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale dell’obbligo di fecondazione omologa fissato dalla legge 40 del 2004 in materia di procreazione assistita. Una risposta ancora una volta negativa in un momento in cui sempre più interlocutori richiedono a gran voce una modifica della stessa.
Cosa significa non poter usufruire di una fecondazione eterologa? E’ presto spiegato. Se la Corte costituzionale avesse apportato dei cambiamenti alla legge, le coppie sterili avrebbero potuto ottenere, sotto la supervisione del sistema sanitario italiano di poter ottenere l’impianto di un embrione proveniente dalla donazione di un ovulo o di sperma, o addirittura di entrambi, proveniente da persona estranea alla coppia stessa. Anche coloro che non potevano avere figli avrebbero potuto godere di una maternità o gestazione “personale” e sicura.
In Italia, a causa della “restrittività” della legge 40, è possibile attuare delle pratiche di fecondazione assistita solamente con il contributo genetico delle due parti della coppia che intende avere un bambino. Una possibilità che rende molto bassa in alcuni casi la possibilità di gestazione.
In realtà, la decisione della Consulta sembra non essere altro che una sentenza tecnica, giacché gli atti (ed una decisione in tal senso, N.d.R.) sono stati rimandati ai Tribunali di Firenze, Catania e Milano, che per primi avevano sollevato la questione, chiedendo loro di rivedere i loro precedenti ricorsi alla luce della sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo del 3 novembre 2011 sul tema. La quale di per se stessa rappresenta un ennesimo problema. Essa sancisce, infatti, che “non impedire per legge” alle coppie sterili di ricorrere alla fecondazione in vitro eterologa non è più una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il divieto di fecondazione eterologa in Italia ha portato alla creazione di un “turismo” della speranza delle coppie verso i paesi nei quali tale pratica è avallata. In questo caso però non sempre le coppie riescono ad affidarsi a personale esperto e qualificato in questo intervento: spesso finiscono nelle mani di sedicenti esperti e cliniche private senza controlli, che praticano la fecondazione assistita senza verificare prima la buona salute delle “donazioni” sulle quali lavorano. Con il risultato di dare sì una prole alla coppia che la ricerca, spesso però caratterizzata da malattie genetiche di difficile se non impossibile cura che implicano una sofferenza indicibile al nascituro.
Una revisione della legge 40 nel nostro paese avrebbe portato ad un abbattimento di questo “mercimonio delle nascite”, aiutando di fatto le coppie a poter godere di una maternità serena e ove possibile priva di problemi.
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