Spende centinaia di migliaia di euro per curare se stessa e la figlia con il sofosbuvir ed ora rivuole il rimborso dallo stato. E’ la storia di Gabriella, affetta da epatite C, così come riportata da Repubblica. Perché ha denunciato il ministero? Perché il contagio è avvenuto attraverso una trasfusione infetta.
Quello tramite lo scambio di sangue è uno dei principali modi di contagio dell’epatite C. Ed attualmente il sofosbuvir è l’unico farmaco approvato per la malattia che ha una percentuale di successo quasi totale. Come abbiamo imparato a notare in questi mesi è il suo costo a renderlo non alla portata di tutti i malati. Ed il ministero della Salute, grazie ad un accordo specifico con la Gilead che lo produce, ha destinato questa speciale cura a determinate categorie di pazienti, stabilite per gravità della patologia. La donna, per curare lei stessa e sua figlia ha pagato circa 134 mila euro: ha deciso di farlo perché come medico, conoscendo il genotipo della loro malattia, sapeva che non avrebbero mai avuto accesso al farmaco. La figlia è fortunatamente guarita, lei no.
Il contagio di Gabriella risale al 1984 quando una sacca di sangue infetto le è stato trasfuso durante un intervento chirurgico. Il contagio è stato riconosciuto dal tribunale militare che le ha permesso di ottenere una pensione, e di dare il via ad una prima causa civile per ottenere un risarcimento. E spiega che non essendo cosciente di essere affetta da epatite C la ha trasmessa alla figlia attraverso il parto. A quanto pare il ministero ha proposto un risarcimento di 100 mila euro per ognuna di loro che è stato accettato ma che da quanto racconta il medico non sarebbe ancora arrivato.
L’accesso al farmaco, come spiega Gabriella, non è stato difficile: è arrivato tramite una farmacia internazionale di Torino dalla Germania. Nello specifico le due donne hanno assunto l’Harvoni, una formulazione che contiene il sofosbuvir e il ledipasvir.
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