La depressione in adolescenza è una condizione che può presentarsi senza preavviso. Vediamone insieme i sintomi e la cura. E’ necessario fare attenzione a non confondere la patologia con i normali cambiamenti che i ragazzi vivono a quell’età.
La depressione in adolescenza è una condizione che può presentarsi senza preavviso. Vediamone insieme i sintomi e la cura. E’ necessario fare attenzione a non confondere la patologia con i normali cambiamenti che i ragazzi vivono a quell’età.
Come distinguere la depressione dalla tristezza? Sembra una domanda stupida da porsi: in realtà è difficile differenziare i due stati d’animo a tal punto che in molti casi non si riesce ad ottenere una diagnosi seria precoce.
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Gentili Dottori, Ho 25 anni e sono una studentessa di medicina; devo sostenere gli ultimi 7 esami e ho la media del 28. Vivo con i miei genitori e mio fratello; ho avuto un’ infanzia ed un’adolescenza serena circondata dell’affetto dei miei amici e dei miei famigliari. Mi sono sempre impegnata in innumerevoli attività extrascolastiche :diversi sport, musica…ho sempre avuto ottimi risultati scolastici senza dover studiare troppo; anche il mio percorso universitario prosegue sempre intoppi. A 17 anni primo viaggio-studio all’estero: per la prima volta mi sono sentita davvero sola, chiamavo mia madre di notte in lacrime perché non riuscivo a dormire…nausea e gastrite per tutta la vacanza, accompagnata da tachicardia e continua ansia ed agitazione. ..
La parola depressione ormai si usa con una certa disinvoltura, almeno rispetto al passato. Forse se ne abusa anche, scambiando questa seria patologia per una passeggera malinconia. Abbiamo già visto quale è la differenza tra tristezza e depressione, ma in concreto, come è possibile capire se si è effettivamente malati? Come si fa una precisa diagnosi di depressione? Un passo fondamentale per il corretto utilizzo dei farmaci antidepressivi, che, non dimentichiamolo, possono avere seri effetti collaterali.
Fino a qualche tempo fa si parlava di depressione con molta leggerezza: “vedrai che poi passa da sola; è una persona svogliata; si tratta solo di stanchezza”, queste le frasi che venivano utlizzate in relazione a sintomi depressivi. Ma come capire se si tratta veramente di un disturbo psichiatrico, da curare o di pura tristezza e melanconia passeggere? Come capire quando è necessario rivolgersi ad uno specialista per una terapia? Come spesso facciamo in questi casi, partiamo da una definizione del termine.
I cibi grassi, si sa, non fanno bene alla salute, ma all’umore sembra di si! Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Leuven in Belgio, i peccati di gola, avrebbero il potere di alleviare la tristezza e la depressione.
Se non viene presa a piccole dosi, la televisione va a braccetto con la tristezza. È questo il risultato di una ricerca condotta da psicologi e sociologi dell’Università del Maryland, secondo cui, a parità di età, cultura, sesso, condizione economica e stato civile, chi si sente triste guarda la televisione in media il 20 per cento in più di chi si sente felice. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato le risposte di questionari e “diari” che, nell’arco di trent’anni, sono stati compilati da oltre 30.000 partecipanti a varie indagini sociologiche.
Resta un dubbio: è la felicità che spinge a guardare meno la televisione oppure è lo stare molto tempo davanti al video che spiana la strada alla tristezza? Secondo i ricercatori un fatto, comunque, è certo: il più diffuso degli elettrodomestici ha tutti i titoli per poter innescare una spirale pericolosa. Per capire come ciò possa accadere, si può partire dalla semplice domanda: che cosa spinge a passare lunghe ore davanti allo schermo? Per guardare la televisione non è necessario pianificare la serata o la giornata, né trovare compagnia, vestirsi, uscire di casa, e tanto meno spendere soldi ed energia.
A questo si aggiunge l’ulteriore vantaggio di poter stare comodi in poltrona assistiti dai generi di coforto preferiti.
«La Tv però non sembra soddisfare le persone allo stesso modo di una relazione sociale e nemmeno quanto la lettura di un giornale, perchè è un’attività passiva. Più che altro è una via di fuga, in particolare durante i periodi di depressione economica»
osserva il dott. John Robinson, uno degli autori dello studio.
Se finora la crisi economica è stata collegata a gente che perdeva il lavoro e a fabbriche e aziende che chiudevano, un aspetto in tutta questa confusione è stato spesso tralasciato, quello psicologico. A subire la crisi non è solo il portafoglio, ma molto spesso anche la psiche di chi è direttamente (ma anche indirettamente) coinvolto.
Secondo uno studio effettuato dall’Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino, è stato rilevato che finché è normale che le cattive notizie sull’economia provochino tristezza ed infelicità, in molti casi questi cattivi stati d’animo possono sfociare in patologie peggiori come ansia e depressione.
Finora, fa sapere il dottor Salvatore Di Salvo, presidente dell’Associazione, sono state oltre 600 le persone che hanno contattato il centro per un counseling psicologico. Di queste, due terzi avevano problemi di depressione legati alla crisi economica, equamente divisi tra causa principale e concausa.