Protesi robotiche che possono essere mosse con il pensiero. Questo sono riusciti a creare gli scienziati della Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, in Colorado. Arti intelligenti in grado di essere gestiti dal paziente protagonista della sperimentazione dopo un breve periodo di formazione.
I traguardi raggiunti dalla medicina in questi ultimi anni, soprattutto per ciò che concerne le protesi e la riabilitazione hanno dell’incredibile. Ricevente di queste intelligenti braccia bioniche è Les Baugh, uomo che le aveva perse in incidente elettrico 40 anni fa. I ricercatori hanno fanno sapere che l’uomo è stato capace di gestire il sistema semplicemente pensando di muovere le sue nuove braccia. Una serie di azioni sono state portate a compimento positivamente. Questo è stato possibile prima di tutto perché l’uomo, prima del collegamento con le protesi, è stato sottoposto ad un’operazione di reinnervazione muscolare mirata. Spiegano dall’istituto:
Si tratta di una tecnica relativamente nuova, che ripristina i nervi che un tempo controllavano il braccio e la mano. Con la riassegnazione dei nervi esistenti, possiamo rendere possibile a chi ha subito amputazioni dell’avambraccio di controllare le protesi semplicemente pensando all’azione che vogliono svolgere.
Per la prima volta questa operazione è stata eseguita per due arti contemporaneamente. Dopo il necessario periodo di recupero, il paziente ha collaborato con gli scienziati per programmare al funzionamento le protesi. Nel corso della prima prova dopo appena 10 giorni di formazione, l’uomo è riuscito a spostare diversi oggetti, tra cui una tazza vuota, da uno scaffale a un altro di una libreria: anche in questo caso si è trattato della prima volta. Non era mai stata tentata la coordinazione di due mani nello stesso momento. L’obiettivo è quello di poter rimandare l’uomo a casa con due protesi da usare nella vita di tutti i giorni: eventualità che rappresenterebbe un cambiamento profondo nella sua vita: finalmente potrebbe tornare a compiere alcune delle attività messe da parte con il suo incidente.
Photo Credit | JHU Applied Physics Laboratory