E’ di alcuni giorni la notizia che dei centri hanno dato avvio ad un servizio di conservazione delle cellule staminali contenute nel liquido amniotico. Una novità positiva, poiché lo studio delle possibili applicazioni delle staminali del liquido placentare è tra le frontiere della medicina prenatale.
Il BioCell di Busto Arsizio è attivo da molti anni nello studio e nelle applicazioni delle terapie cellulari e dai risultati ottenuti possiamo affermare che le staminali rappresentano una delle frontiere della conoscenza scientifica del nostro tempo. Quelle “multi potenti” del liquido amniotico sono poi tra le più giovani e con maggiori qualità. E si prestano a svariate applicazioni.
Occupandosi infatti di medicina prenatale, nel centro sono riusciti ad effettuare sette trapianti di staminali in utero, applicando una cura ancor prima della nascita. Si trattava di casi in cui l’amniocentesi rivelava una malattia genetica, corretta con un trapianto prima della nascita prelevando staminali dal papà o dalla mamma.
Ora si mira ad utilizzare le staminali del liquido amniotico per curare i bimbi con difetti genetici del sangue prima della nascita. Le staminali da liquido amniotico appartengono al feto e come tali non danno problemi di compatibilità o rigetto. L’idea è quella di prenderle e di trasformarle in “navicelle spaziali” con a bordo il gene corretto, usandole come strumento terapeutico per curare malattie ereditarie.
Se i test clinici troveranno riscontri positivi, la scienza avrà fatto un altro importante passo in avanti senza interferire con le nostre coscienze. Infatti le tecniche che utilizzano il liquido amniotico non comportano problemi etici e anzi sono in parte sostitutive delle ricerche sulle staminali embrionali. Essere all’avanguardia sia dal punto di vista scientifico sia da quello bioetico sprona a proseguire con rinnovato vigore.