A breve forse i malati di epatite C potranno finalmente dire addio all’interferone. E’ questa la speranza che viene da una serie di farmaci sperimentati negli Stati Uniti e presentati presso il Congresso mondiale della Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (Aasld), in corso a Boston. Pillole che consentono la guarigione eliminando il virus nel 90-99% dei casi.
Non è uno scherzo: sebbene saranno necessarie ulteriori conferme, i medicinali in questione hanno dimostrato di potere agire in tal modo. Essi sono composti da diversi e potenti antivirali e la loro capacità di azione renderebbe inutile, come anticipato, il ricorso all’interferone, medicinale considerato attualmente indispensabile ma che può arrecare dei pesanti effetti collaterali. Si tratta di una novità che viene considerata come di “enorme portata” dagli stessi addetti ai lavori, a tal punto che alcuni studi in tal senso sono stati categorizzati come “ricerche di speciale considerazione” da parte degli specialisti nel settore. La terapia standard per la cura dell’epatite C, ricordiamolo, è composta da alcuni farmaci da assumere per via orale e da punture settimanali di interferone.
Le nuove pillole, in corso di sperimentazione sui pazienti, hanno mostrato di essere in grado di eliminare i virus nella quasi totalità dei casi. Senza contare che i nuovi medicinali prevedono un drastico calo della durata della terapia, che passa a 3-6 mesi rispetto ai 6-12 di quella attuale, la possibilità di assunzione orale esclusiva e la mancanza di effetti collaterali. Gli scienziati, sebbene contenti dei risultati, sottolineano che si tratta ancora di risultati preliminari e che bisognerà attendere almeno altri due anni prima che questi antivirali vengano immessi in commercio. Non resta che attendere. Riuscire a curare in modo adeguato l’epatite C senza particolari conseguenze per i pazienti getta le basi per evitare il crescere del numero di persone affette da malattie del fegato, delle quali questa patologia virale è quasi sempre causa primaria.
Photo Credit | Thinkstock