E’ sicuramente il male del secolo. L’inquinamento terrestre, oltre a portare tumori, malattie respiratorie, buco nell’ozono, riscaldamento globale e centinaia di altre conseguenze, adesso si sospetta generi anche impotenza. L’allarme arriva da Parigi, dove numerosi scienziati provenienti da tutti i Paesi europei dovranno valutare i risultati delle ricerche dei medici francesi, che hanno rilevato un calo della produzione di spermatozoi negli uomini negli ultimi 50 anni.
Ma non ci sono solo queste conseguenze. Infatti oltre a produrne di meno, in alcuni casi avviene anche l’arresto della produzione. In chi invece tutto l’apparato continua a funzionare in maniera corretta, si presenta il problema della salute dei propri spermatozoi. Essi infatti appaiono più “deboli” rispetto al passato, nel senso che hanno meno mobilità, meno possibilità di arrivare a fecondare l’ovulo, e per questo vengono classificati di qualità “mediocre”.
Ancora, altro allarme lanciato dagli scienziati francesi è l’incidenza dei fattori inquinanti anche sui tumori. Negli ultimi 20 anni, si evince dai dati, il cancro ai testicoli è raddoppiato, facendo presagire un rischio di sterilità diffusa per il futuro. Le cause rilevate per adesso sono da ricercare nella nostra vita quotidiana. Chi vive in città ha molta più possibilità di avere questo genere di problemi di chi vive in campagna, ma non solo. Sotto accusa infatti non c’è solo lo smog, ma anche alcune sostanze utilizzate per ammorbidire la plastica, una volta utilizzate solo nei prodotti cinesi, per i quali ci fu uno scandalo qualche anno fa a proposito dei giocattoli che potevano portare tumori, ma che adesso sono utilizzate un pò da tutti e che mettono a rischio la salute di centinaia di migliaia di persone. Non ci sono prove a sufficienza che testimonino che queste sostanze chimiche portino tumore, ma ci sono forti sospetti che agiscano sul sistema ormonale, in modo da impoverire la produzione di spermatozoi.
I più a rischio sono i bambini. La maggior parte di questi prodotti infatti sono contenuti negli oggetti di uso comune dei più piccoli (biberon, saponi), e addirittura anche in alcune creme che usano le mamme, le quali potrebbero contagiare il figlio ancor prima di nascere.