Una delle cause del deficit di attenzione può essere riscontrata nei traumi cerebrali neonatali occorsi quando i pazienti erano molto piccoli. E gli stessi possono avere influenza sul loro sviluppo intellettivo. Lo sostiene uno studio pubblicato oggi sulla rivista di settore Pediatrics.
Sono molte e di diversa tipologia le cause del deficit di attenzione e maggiore diventa la loro conoscenza da parte degli esperti, più ampie possono divenire le opzioni terapeutiche per portare i bambini ad una condizione di normalità. La ricerca condotta dall’Università di Amsterdam mostra non solo come altri traumi ed incidenti non abbiano influenza allo stesso modo sullo sviluppo di un deficit di attenzione ma anche di come solitamente tale problema, nei bambini che hanno subito lesioni cerebrali, possa portare anche ad un ritardo dell’apprendimento.
Per giungere alle loro conclusioni, gli scienziati coordinati dal dott. Marsh Konigs hanno analizzato un campione di 166 bambini di età compresa tra i 6 ed i 13 anni, di cui 113 che avevano sperimentato delle lesioni cerebrali traumatiche e 53 che avevamo subito ferite e traumi non cranici.
Ciò che è stato possibile verificare è che in alcuni casi ancora ad un anno dal trauma per genitori e insegnanti è possibile riscontrare nei bambini dei problemi di attenzione e di ansia che vengono poi somatizzati dai bambini psicologicamente attraverso una maggiore aggressività e incapacità di socializzare. Contestualmente è stato riscontrato che i tempi di reazione e di ragionamento sono più lenti in coloro che hanno subito traumi cerebrali con conseguenti minori punteggi nei test del quoziente intellettivo.
I ricercatori pensano che se tali problemi perdurano così a lungo difficilmente saranno risolvibili sul lungo termine. Il punto dell’intero studio è quello di mettere a punto protocolli specifici per questi bambini in modo tale di rendere possibile il loro sviluppo il più possibile simile a quello di un minore che non è stato vittima di tali traumi, aiutandoli a gestire la rabbia e l’insoddisfazione, e creando degli specifici percorsi di apprendimento in grado di migliorare il più possibile il loro deficit di attenzione e quello cognitivo.
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