Sclerosi multipla e gravidanza: sono molte le domande delle pazienti in merito a tale tema. Questa malattia rappresenta la prima causa di disabilità neurologica nella popolazione giovanile e, come ha spiegato il prof. Giancarlo Comi, Direttore del Centro SM Ospedale San Raffaele di Milano nel corso di un convegno in materia, si tratta di un problema che “tocca da vicino sempre più donne” e che merita adeguate risposte.
Quello di un figlio è un progetto ambizioso messo in cantiere da molte donne. Per le pazienti affette da sclerosi multipla, spesso l’eventualità viene vista come una chimera: la realtà dei fatti ci aiuta a capire che al contrario, se si è ben seguite, il sogno di un figlio può divenire realtà senza particolari problemi. Va ricordato che questa malattia dimostra di avere una maggiore incidenza nelle donne e in età sempre più precoce. E’ stimato che nel mondo siano circa 2 milioni le persone affette dalla patologia: in Italia parliamo di più di 50mila pazienti di età compresa tra i 35 ed i 54 anni ed in maggioranza (il 63,8%) donne.
Sclerosi multipla e differenze di genere
In una malattia autoimmune come la sclerosi multipla, viene normale chiedersi se in qualche modo possano influire le differenze di genere. La risposta è positiva, cos’è come spiega la prof. Maria Giovanna Marrosu, direttore del Centro Sm dell’ospedale Binagli di Cagliari:
Si riscontrano differenze di genere nel Sistema Nervoso Centrale. Il cervello dei maschi è 2,5% più grande di quello delle donne, il rapporto tra sostanza grigia e bianca è più alto nelle donne e la capacità di riparare i danni del cervello, ad esempio dopo un ictus, è migliore nelle donne. Nella sclerosi multipla, che è dalle 2 alle 4 volte più frequente nelle donne, i maschi sviluppano meno lesioni infiammatorie ma un numero maggiore di lesioni degenerative al Sistema Nervoso Centrale.
Sclerosi multipla e gravidanza: il ruolo degli ormoni
Essenzialmente, come sottolinea ancora la prof. Marrosu, gli ormoni sessuali hanno generalmente delle proprietà “immunomodulatorie e neuro protettive, agendo sia sulla componente infiammatoria sia su quella degenerativa che caratterizzano la SM”. Assumono quindi un valore terapeutico che non deve essere tralasciato in nessun caso in merito alla messa a punto di un approccio curativo. In particolare, per ciò che riguarda la donna, la gravidanza può rappresentare un “toccasana” grazie ad un livello più alto di estrogeni ed alla conseguente riduzione di ricadute. Sottolinea l’esperta:
Da numerosi studi sono emerse evidenze nei modelli animali a favore di un potenziale terapeutico di testosterone ed estrogeni attraverso meccanismi di azione di tipo immunomodulatorio e neuroprotettivo.
Sebbene un tempo la gravidanza fosse sconsigliata alle donne affette da sclerosi multipla, oggi è addirittura possibile programmarla. Non solo per una sua reale fattibilità ma anche perché in grado di svolgere un’azione protettiva nei confronti della salute della donna e quindi di essere considerata una vera e propria terapia. E nessuna paura deve essere vissuta dalle pazienti per via dell’interferone: recenti studi hanno dimostrato che non ha nessun impatto sulla percentuale di aborti o parti prematuri.
Sclerosi multipla e gravidanza: ricadute ed allattamento
Il periodo più pericoloso per eventuali ricadute è quello concernente i primi sei mesi dopo il parto, in particolare per le donne dalla malattia più attiva e dalla disabilità più accentuata. Un fattore che può essere tenuto sotto controllo se s’incomincia o se si riprende la terapia nel corso del primo trimestre dal parto.
Questo ovviamente è un problema che incide molto sull’allattamento, il quale è favorito dalle pazienti in condizioni di salute migliori rispetto a coloro che soffrono di maggiore recidività. L’impatto dello stesso sulla malattia, secondo diverse ricerche, è pressoché nullo se non neutrale. Una sua maggiore o minore fattibilità dipende anche molto dai farmaci. L’interferone e il glatiramer acetato, i cosiddetti farmaci di “prima linea” non interferiscono sulla gravidanza e sulla salute del bambino, al contrario di quelli di “seconda linea” come il natalizumab, fingolimod, mitoxantrone che sono assolutamente da evitare se si vuole condurre una gravidanza priva di rischi per il bambino.
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