I dati emersi da una recente ricerca condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.Da) in collaborazione con Cegedim Strategic Data (CSD) denotano un’ignoranza diffusa paradossalmente proprio su quelli che sono i tumori big killer per la popolazione femminile.
Ad esempio il tumore all’ovaio, al sesto posto tra quelli che causano più vittime ogni anno, oltre che uno dei più pericolosi, viene confuso con quello che colpisce l’utero.
L’87% delle donne non ne ha mai parlato con il proprio medico e probabilmente anche per questo dei 5 mila nuovi casi che vengono registrati in Italia ogni anno, il 70% si scopre ormai in fase avanzata, dato, questo, che ovviamente pregiudica le possibilità di successo della terapia farmacologica. Appena l’11% delle donne sa che per la diagnosi occorre sottoporsi ad un’ecografia transvaginale.
Per Francesca Merzagora, presidente di ON.Da bisogna prestare maggiore attenzione a questa neoplasia, non avvertita, evidentemente, e a torto, come rischiosa dalle donne.
Il problema principale per questo tipo di tumore, prosegue la Merzagora, è costituito dall’asintomaticità che impedisce di effettuare una diagnosi precoce. L’unico modo per agire tempestivamente è sottoporsi ad una visita ginecologica annuale.
La palpazione e l’ecografia transvaginale possono evidenziare una lesione in fase iniziale. Nel nostro network Bollini Rosa esistono ospedali che offrono servizi mirati per il carcinoma ovarico e centri in cui sono in corso sperimentazioni con vaccini utili a stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi contro questo tumore.
Se il cancro viene diagnosticato nelle fasi iniziali l‘intervento chirurgico ha percentuali di guarigione molto alte, pari all’80-90%. Questo tumore, spiega l’esperto Nicoletta Colombo dell’Istituto Europeo di Oncologia, è infatti molto sensibile alla chemioterapia che può sconfiggerlo. Se non si può intervenire ci sono cure innovative che migliorano la qualità della vita come le
nuove tecniche di somministrazione dei farmaci per via intraperitoneale. Oggi si stanno testando vaccini e nuovi farmaci che in fase preliminare hanno dato risultati promettenti: tra questi vi sono i cosiddetti inibitori dell’angiogenesi che sembrano in grado di raddoppiare la percentuale di risposta e di prolungare la sopravvivenza senza progressione della malattia.
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[Fonte: ASCA]