La buona salute della madre in gravidanza incide sulla futura buona salute del neonato. Questo è un assunto che con il tempo si è palesemente rivelato in molti campi. Come al contrario comportamenti a rischio mettono a rischio il feto. Ciò è valido anche per il vaccino antinfluenzale: effettuarlo in gravidanza aiuta il bambino a non nascere prematuro o troppo piccolo rispetto all’età gestazionale.
Si tratta dell’ennesimo caso per il quale una “cura” o per meglio dire una prevenzione verso una determinata patologia si riscopre essere ottimale anche per problemi non strettamente collegate alla stessa.
Un particolare sul quale gli studi si sono concentrati con più vemenza dopo la comparsa dell’influenza A, la cosidetta “influenza suina”, sia per la necessità di tutelare la madre in gestazione nei confronti di una patologia potenzialmente aggressiva come questa sindrome influenzale, sia per le polemiche nate nei confronti della effettiva necessità di tutelarsi tramite vaccino.
Ciò che è stato notato, le polemiche non possono intaccare il dato, è che le donne incinte che si sono sottoposte a vaccino antinfluenzale durante il periodo d’infezione della stessa hanno sviluppato meno probabilità di mettere al mondo un neonato prematuro.
A confermarlo ci ha pensato uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Medicine, della Emory University Rollins School of Public Health di Atlanta, coordinato dal dottor Saad B. Omer. La ricerca ha coinvolto nello specifico 4.168 coppie madre/bambino per valutare l’impatto della vaccinazione antinfluenzale durante ogni trimestre della gravidanza. Le date del parto per le stesse sono andate dal 1 giugno 2004 e il 30 settembre 2006. Uno studio quindi spalmato su un periodo di tempo significativo per ottenere un campione statistico il più possibile valido.
Analizzando i dati raccolti i ricercatori hanno scoperto che i bambini nati durante la stagione influenzale, indicata tra ottobre e maggio, e le cui madri erano state vaccinate durante la gravidanza contro l’influenza avevano meno probabilità di essere prematuri, rispetto ai neonati di madri non vaccinati nati nello stesso periodo con una percentuale di differenza sostanziale.
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Fonte: La Stampa