Glioblastoma
Noto anche con il nome di glioblastoma multiforme o con la sigla GBM è il tumore del cervello più comune negli adulti ed è anche il più maligno tra le neoplasie della glia (gruppo di cellule, che assieme ai neuroni costituiscono il sistema nervoso). Può insorgere a qualsiasi età, ma nella maggior parte dei casi viene diagnosticato nei pazienti tra i 45 e i 70 anni di età, con un’incidenza maggiore nel sesso maschile.
SINTOMI: I segni neurologici sono aspecifici in quanto sono secondari all’ipertensione endocranica e comprendono:
- Cefalea
- Vomito
- Convulsioni
- Alterazioni del gusto
- Singhiozzo
- Cambiamenti del comportamento
- Deficit motori e mnemonici
- Disturbi del linguaggio
- Deficit visivi (annebbiamento della vista, diplopia, ecc.)
CAUSE: Il glioblastoma si localizza generalmente negli emisferi cerebrali, meno frequentemente al trono cerebrale o al midollo spinale. Come la maggior parte dei tumori cerebrali, infatti, non si espande oltre le strutture del sistema nervoso centrale. Le cause di questa neoplasia sono a tutt’oggi sconosciute, ad eccezione di quando insorge dopo un’irradiazione terapeutica al cervello eseguita per un’altra malattia. L’irradiazione del cranio, anche a basse dosi, infatti, può aumentare l’incidenza dei tumori gliali. L’uso dei telefoni cellulari o di coloranti per capelli, la vicinanza a cavi di alta tensione, trauma cranico, l’alimentazione contenente N-nitrosammine sembrano tutti fattori di rischio per lo sviluppo del tumore.
DIAGNOSI: il glioblastoma è uno dei tumori più aggressivi a livello cerebrale e in presenza di uno o più fra i sintomi sopraelencati che non sia possibile attribuire a malattie di riscontro più comune, è importante procedere con approfondimenti diagnostici come la TAC (tomografia computerizzata) e la risonanza magnetica (RM), che consentono, in seguito all’infusione endovenosa di un mezzo di contrasto, di evidenziare l’infiltrazione tumorale. La diagnosi, tuttavia, può essere considerata risolutiva al 100% solo dopo l’esecuzione de la biopsia cerebrale.
TERAPIA: Il trattamento di prima scelta è di solito chirurgico, sia per confermare la diagnosi attraverso una biopsia, sia per rimuovere il più estensivamente possibile la massa tumorale. Quando la tipologia e la posizione del tumore lo permettono, infatti, viene sempre effettuata la resezione completa. In presenza di glioblastoma a detto “a farfalla” (interessa entrambi i lobi cerebrali) non è possibile intervenire chirurgicamente. La terapia antitumorale si avvale anche dell’uso integrato dalla radioterapia mirata a livello della massa neoplastica, in combinazione con la chemioterapia. In termini di sopravvivenza, i benefici di un trattamento adiuvante dopo l’intervento chirurgico sono significativi, anche se rimangono modesti. Nel caso di recidiva, possono essere eseguiti la chemioterapia di seconda scelta o un secondo intervento chirurgico.
Uno studio molto interessante pubblicato recentemente dai ricercatori del Duke Cancer Institute sembra aprire nuove prospettive nella cura del glioblastoma. La sperimentazione è tuttora in corso, ma gli esiti preliminari sono incoraggianti. Il team di esperti ha scoperto che le cellule del glioblastoma possiedano un’abbondante quantità di recettori che hanno l’effetto di attrarre il Poliovirus. È stata perciò elaborata geneticamente una forma di questo virus capace di infettare e uccidere le cellule tumorali, ma senza danneggiare quelle sane. Infuso direttamente all’interno del Glioblastoma, il trattamento innesca anche le difese immunitarie del corpo umano spingendole ad attaccare le cellule tumorali infettate dal Poliovirus.
I dati preliminari di questa ricerca sono stati presentati alla riunione annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Chicago, 31 maggio-4 giugno 2013), si riferiscono a 7 pazienti colpiti da recidiva di glioblastoma multiforme dopo essere stati precedentemente sottoposti al tradizionale trattamento per la malattia. Dei pazienti presi in esame 3 hanno risposto positivamente alla terapia e sono liberi dal tumore a distanza di, rispettivamente, 12, 11 e 5 mesi dal termine della cura. Negli altri 2 pazienti il tumore è nuovamente comparso, ma dopo essersi sottoposti alla cura sono liberi dalla malattia.
PROGNOSI: attualmente la prognosi è infausta in quanto il glioblastoma può recidivare nonostante la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia, in un tempo variabile che va da pochi mesi fino ad 1 anno. Statisticamente, nell’80% dei casi la recidiva è entro i 2 cm dal margine di resezione del tumore. Secondo le sperimentazioni cliniche randomizzate la sopravvivenza media dopo la chirurgia, per i pazienti in cura con soli cortisteroidi è di 14 settimane, che diventano 38 dopo la radioterapia. I pazienti, invece, trattati con chirurgia, radioterapia e chemioterapia hanno una sopravvivenza media di circa 1 anno. Dopo i 3 anni si parla di “lunga sopravvivenza”.
Via|Orphanet, Osservatorio Mallattie Rare e National Brain Tumor Society; Photo Credit| Thinkstock