Ancora nuovi aggiornamenti in merito al metodo Stamina. Il ministro Beatrice Lorenzin ha rinunciato a presentare ricorso contro la decisione del Tar, mentre dalle pagine del Corriere della Sera si scopre di una famiglia che ha denunciato Davide Vannoni proprio a causa del protocollo.
Due facce di una stessa medaglia? Non è una novità che il metodo Stamina ideato da Davide Vannoni sia al centro di polemiche da tempo. Due articoli di Nature molto duri nel contenuto, la querelle politica e medica che da mesi si trascina senza risoluzione ed uno studio scientifico ufficiale che continua a mancare. E proprio in tal senso, come vi abbiamo anticipato, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha rinunciato a presentare ricorso al Tar. La motivazione è presto spiegata: i tempi per una decisione seria e ponderata si sarebbero allungati a dismisura a causa dei tempi legali necessari per il ricorso. Un fattore che davanti alle richieste dei malati ed alle loro necessità è sembrato ingiusto da tollerare.
Proprio tenendo conto di questo il Ministero della Salute, entro qualche giorno nominerà ufficialmente il nuovo comitato scientifico chiamato a valutare la fattibilità della sperimentazione. Mentre questo accade dal punto di vista istituzionale, le cronache ci raccontano la storia di Simona, affetta da paralisi cerebrale infantile, i cui genitori hanno denunciato Davide Vannoni e Marino Andolina, suo collaboratore, per associazione a delinquere per somministrazione di medicine pericolose e truffa in materia di farmaci. Ovviamente non entriamo nel merito della questione legale, ma vogliamo raccontare anche questa di storia, sottolineando come una sperimentazione ufficiale e controllata potrebbe mettere il punto su tanti aspetti che riguardano il metodo Stamina. I genitori della piccola, così come riportato dal Corriere, avrebbero pagato 40mila euro circa tra le infusioni e gli avvocati per ottenerne la somministrazione delle cellule staminali. Sul caso è al lavoro la Procura di Torino.
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