Pressione alta: bisogna recarsi al pronto soccorso? E’ una domanda che sicuramente molte persone si sono poste. E la risposta è meno semplice di ciò che si crede perché è strettamente collegata ai sintomi ed ai livelli di ipertensione registrati. A spiegarcelo ci pensa uno studio italiano condotto dai ricercatori degli Spedali Civili di Brescia e presentato durante l’ultimo congresso della Società Europea di Cardiologia tenutosi a Parigi.
Quando si pensa ad un attacco ipertensivo, difficilmente si collega la manifestazione ad una pericolosità talmente elevata da chiamare il 118. Ed in questo si sbaglia, perché, spesso e volentieri le crisi ipertensive richiedono delle azioni di urgenza molto più frequenti rispetto ad altri tipi di patologie. Lo studio si è basato sul registro delle ammissioni al pronto soccorso del nosocomio bresciano nel corso del 2008. Dei 77mila pazienti visitati per via della pressione alta, almeno il 2,2% (circa 1600 a livello prettamente numerico, n.d.r.) è giunto in ospedale con la massima superiore a 180 mmHg e la minima oltre 120.
Nel 56% si è trattato di pazienti di sesso femminile con età media pari a 70 anni. Non sono mancati però, i registri parlano chiaro, casi di ragazzi appena diciottenni in piena crisi ipertensiva. Si è trattato di una “vera emergenza” nel 20% dei casi mentre nel restante 80% la diagnosi di pressione alta è arrivata in seguito alla presentazione all’accettazione per via di altre patologie (il 38% di questi ultimi non era nemmeno cosciente di soffrire di ipertensione).
In tutti i casi si è tentato di riportare a livelli ottimali il livello della pressione, al fine di non far subire al cuore ed all’organismo dei danni organici di tipo grave scaturenti in ictus od infarto, specialmente il caso di “vera emergenza”.
E’ importante quindi prestare particolare attenzione a tutti i sintomi “civetta”, come il dolore al petto, la difficoltà di respiro, mal di testa, e disturbi di tipo neurologico.
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