Colera ad Haiti. L’ottimismo che accompagnava le dichiarazioni dei medici presenti a Port au Prince, sta ormai man mano scemano con il salire delle vittime. Sembrava infatti che lo scorso ottobre la situazione si fosse in qualche modo equilibrata (qui) e che il numero delle vittime fosse destinato a fermarsi.
Centoventuno morti negli ultimi 2 giorni stanno, al contrario, portando la situazione ad un livello di allarme generalizzato.
Il numero dei decessi è arrivato a 917 e la situazione sembra tutt’altro che tendere verso una diminuzione delle vittime. I posti letto scarseggiano, così come le risorse per fronteggiare l’emergenza. Unica nota positiva, spiegano dal Servizio Sanitario Haitiano, la percentuale di dimessi dai nosocomi. Su 14.642 persone curate negli ospedali per il colera, 14.083 sono state dimesse: le cure messe in atto, in particolare la reidratazione, si sono rivelate efficaci.
Il problema di un’isola come Haiti in questo momento di difficoltà, è proprio la scarsa riorganizzazione del loco a causa delle risorse ormai inesistenti. Il morbo del colera è infatti una infezione del tratto intestinale causata dal batterio Vibrio Cholerae che si manifesta con una diarrea diffusa è solitamente trasmessa per via orale, attraverso cibi mal cotti e l’ingestione di acqua venute a contatto, in qualche modo, con delle feci infette e contenenti, attraverso un esame al microscopio, i vibrioni infettanti.
La mancanza di acqua potabile, a 11 mesi dal terremoto che l’ha devastata,sta continuando la sua opera di distruzione ad Haiti, questa volta colpendo direttamente i suoi abitanti attraverso alimentazione e idratazioni mal condotte ed un igiene, a causa della tragedia, davvero lacunosa. Le condizioni di vita degli abitanti nei campi profughi hanno fatto il resto.
Una soluzione possibile per debellare l’epidemia, insieme all’utilizzo dei giusti farmaci, sarebbe quella dell’invio in loco di maggiori apparecchiature per la depurazione dell’acqua. La malattia, in tal modo, verrebbe debellata al principio.