Liberalizzazioni, lo scontro ora è sui farmaci generici. L’articolo 11 comma 9 del nuovo decreto legge n. 1 del 2012, “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività“, emanato nei giorni scorsi infatti promuove l’utilizzo dei medicinali equivalenti, a favore di un risparmio per il cittadino oltre che del servizio sanitario nazionale, essendo questi farmaci meno costosi. Ecco cosa dice nel dettaglio:
“Il medico, nel prescrivere un farmaco, è tenuto, sulla base della sua specifica competenza professionale, ad informare il paziente dell’eventuale presenza in commercio di medicinali aventi uguale composizione in principi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio e dosaggio unitario uguali. Il medico aggiunge ad ogni prescrizione di farmaco le seguenti parole: “sostituibile con equivalente generico”, ovvero, “non sostituibile”, nei casi in cui sussistano specifiche motivazioni cliniche contrarie. Il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico l’indicazione della non sostituibilità del farmaco prescritto, è tenuto a fornire il medicinale equivalente generico avente il prezzo più basso, salvo diversa richiesta del cliente. Ai fini del confronto il prezzo è calcolato per unità posologica o quantità unitaria di principio attivo. All’articolo 11, comma 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nel secondo periodo, dopo le parole ” è possibile”, sono inserite le
seguenti: “solo su espressa richiesta dell’assistito “.
La norma, che a noi può non sembrare strana, non è però piaciuta a nessuno degli interessati, soprattutto ai medici di famiglia che la vedono come una forzatura e per di più inutile.
“Siamo pronti a dar battaglia-ha spiegato Giacomo Milillo Segretario FIMMG (Federazione Medici di Medicina Generale)- contro una norma che di fatto scavalcherebbe il diritto/dovere di prescrivere il farmaco che ritiene più adatto per il paziente. Non c’è nessun vantaggio per la spesa farmaceutica e la sostituibilità c’è già”.
E’ vero devo dire, mi è capitato più volte che il medico mi abbia segnato in ricetta un farmaco “di marca” ed il farmacista mi abbia proposto l’equivalente per non pagare la differenza sul ticket (prassi prevista da una precedente normativa del 2010), ma allora che male ci sarebbe a mettere le cose in chiaro su una ricetta?
“Si costringono i medici anzitutto a documentarsi ogni volta sull’esistenza dell’equivalente,-ha proseguito Milillo- e poi e’ una norma anti-liberalizzazioni: si colpisce la libera concorrenza tra farmaco brand e equivalente. Non possiamo accettarlo, gli equivalenti non sono identici ai farmaci brand, siamo noi che dobbiamo decidere se va bene uno o l’altro per quel determinato paziente”.
E qui ripartirebbe anche l’annosa questione: questi medicinali sono equivalenti nel vero senso della parola oppure no? Ma di fatto è vero che la concorrenza tra generici e farmaci di marca sarebbe sleale e a favore dei primi. Farmaindustria la pensa come i medici generici e lancia un allarme occupazione nel caso non vi fossero delle modifiche adeguate a tale norma. Almeno stavolta però qualcuno è contento, inutile a dirsi, l’AssoGenerici (associazione dei produttori dei farmaci generici) che in un comunicato ufficiale, oltre ad esprimere l’ovvio apprezzamento del capitolo che li riguarda dichiara quanto segue:
“A questo punto, ci viene spontaneo chiederci per quale incomprensibile motivo il medico non possa prescrivere direttamente un farmaco generico, senza per questo rinunciare alla sua autonomia prescrittiva. E poi, per quale motivo nella maggior parte dei paesi europei viene prescritto un farmaco con il nome del principio attivo e in Italia questo è ritenuto impraticabile? Certamente non perché i medici non conoscono i principi attivi! Siamo oltremodo stupiti dalle dichiarazioni del sindacato dei MMG e di Farmindustria in merito alla qualità, efficacia e sicurezza dei prodotti immessi in commercio nel nostro paese, che ricordiamo sono tutti autorizzati dall’AIFA, una delle migliori agenzie regolatorie al mondo. Non ci risulta che i 300 milioni di confezioni di generici venduti nel 2011 nel nostro Paese abbiano determinato problemi di salute pubblica”.
Il ministro Renato Balduzzi, interrogato per chiarificazioni, non ha fatto retromarcia ed ha piuttosto rivendicato i termini dell’articolo 11 comma 9 sui generici affermando:
“è stato segnalato che un’interpretazione letterale della disposizione potrebbe indurre a ritenere che al farmacista venga imposto di dare al cliente (che non esprima una diversa volontà) il medicinale con denominazione generica avente il prezzo più basso fra i medicinali di uguale composizione, anche quando tale prezzo risulti uguale o addirittura superiore al prezzo del medicinale “con marchio” (branded) indicato come prima scelta dal medico. La corretta interpretazione della norma non può prescindere dalla ratio dell’intero comma 9, le cui finalità sono, con ogni evidenza, dirette a favorire l’uso di medicinali equivalenti a più basso costo, nei casi in cui non sussistano specifiche ragioni sanitarie, che rendano necessario l’impiego dello specifico medicinale indicato dal medico”.
Dunque nessuna paura, il tutto va finalizzato al risparmio economico e la dizione “sostituibile” o “non” lascia al medico curante la libera scelta prescrittiva.
Cambierà qualcosa a favore dei cittadini? Staremo a vedere auspicandocelo. Nel frattempo rimangono però confermati gli scioperi: dei farmacisti per il primo febbraio e quello dei Medici di Medicina Generale per il 9-10 febbraio che proseguirà sabato 11 e domenica 12 ad opera degli operatori della guardia medica e del servizio di emergenza territoriale 118 con garanzia delle sole prestazioni indispensabili. Quest’ultimo però non verterà sulla questione dei farmaci ma di una norma che riguarda le pensioni dei farmacisti. Giorni caldi per tutti i prossimi, anche in ambito sanitario. Segnatevi queste date e memorizzate come cambia la prescizione dei farmaci.
Qui, il testo completo dell’articolo 11.