Tumore seno e rischio osteoporosi: il legame è ormai accertato e sta tutto nelle conseguenze dei cicli di chemioterapia ai quali le donne colpite dal cancro sono costrette a sottoporsi e che influenzano in modo negativo la salute delle ossa. Prevenire è la cosa migliore da fare ma purtroppo in Italia non sempre l’iter indicato dalle Linee Guida Nazionali sia di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) che di SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro) viene scrupolosamente seguito.
Le donne malate di tumore al seno si sottopongono a terapia ormonale adiuvante con inibitori dell’aromatasi, utile anche per prevenire le ricadute, che indebolisce però le ossa. Il 43% delle donne costrette a curarsi, però, non segue trattamenti per prevenire danni ossei e la percentuale sale fino al 76 tra le più giovani. È quanto emerge da un’indagine condotta recentemente dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) che solleva una questione importante. D’altronde gli effetti collaterali della chemioterapia sono noti a tutti, ma in pochi tengono in considerazione quelli sulle ossa e sono le stesse pazienti a sottovalutarne le conseguenze, nonostante siano consapevoli del fatto che l’osteoporosi sia una delle cause più comuni in coloro che si sottopongono a terapia ormonale per combattere il tumore. E non è un caso che anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), con un recente aggiornamento della Nota 79, abbia riconosciuto il rischio di frattura come tra le principali e più gravi conseguenze della chemio.
Sta all’oncologo informare la paziente sui rischi marcati di danni alle ossa quando ci si sottopone alla chemioterapia per la cura del cancro alla mammella e indirizzarla sulla giusta strada per avviare trattamenti per prevenire rischi concreti di frattura. La cura “salva-ossa”, peraltro, è rimborsata dall’inizio della terapia ormonale.
Fonte | Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda)
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