Un recente studio prova a sfatare la convinzione, finora mai messa in discussione, che per riprovare ad avere un figlio, dopo aver subito un aborto spontaneo, sia preferibile aspettare qualche tempo, prendendosi un periodo di pausa.
A dirlo è un’équipe di ricercatori dell’Università di Abeerdeen, in Scozia, in una ricerca che è stata pubblicata sull’autorevole rivista di divulgazione scientifica British Medical Journal.
Gli studiosi hanno condotto un’analisi su un campione molto nutrito di donne, ben 31 mila, che nel periodo compreso tra il 1981 ed il 2000 avevano subito tutte un aborto spontaneo nel corso della loro prima gravidanza e successivamente erano rimaste di nuovo incinte.
Ebbene, i risultati sono stati a dir poco sorprendenti e si discostano totalmente dalle linee guida fornite dall’OMS: pare infatti che il miglior momento per un nuovo concepimento sia proprio entro i primi sei mesi dall’aborto stesso.
Dai dati raccolti, si evince infatti una percentuale dell’85% di donne che hanno concepito un bambino perfettamente sano entro i primi sei mesi dall’aborto, per contro ad una percentuale che si attesta al 73% per coloro che avevano aspettato due anni prima di rifare un tentativo.
Perché allora le attuali linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano alle donne di tentare un nuovo concepimento non prima che siano trascorsi almeno sei mesi dall’aborto spontaneo? A questa domanda risponde proprio una delle autrici dello studio, l’epidemiologa Sophinee Bhattacharya che spiega come le linee guida siano state redatte basandosi su statistiche legate ai Paesi dell’America Latina. Le donne di queste popolazioni tendono ad avere figli in età piuttosto giovane. In Occidente, invece, avviene l’opposto e quindi aspettare troppo equivale ad avere un figlio in età piuttosto matura, aumentando i rischi di nuovi aborti spontanei e le difficoltà di concepimento. Così, spiega la Bhattacharya:
è inutile per le donne aspettare a concepire di nuovo dopo un aborto spontaneo.
[Fonte: Asca]