Secondo uno studio presentato allo SLEEP 2008, il ventiduesimo meeting annuale sui disturbi del sonno dell’Associated Professional Sleep Societies (APSS) svoltosi di recente a Baltimora, negli Stati Uniti, vi sarebbe una correlazione fra l’abitudine di digrignare i denti durante la notte (il cosiddetto bruxismo) nei bambini in età prescolare e successivi problemi di relazione e di apprendimento, che insorgerebbero già alla scuola materna.
Lo studio, coordinato da Salvatory P. Insana, è stato condotto da un team di ricercatori della West Virginia University e ha visto il coinvolgimento di 1956 bambini che, secondo le affermazioni dei genitori, digrignavano abitualmente i denti durante il sonno.
Secondo i dati emersi il problema riguarda nel 36,8% dei casi bambini provenienti da famiglie in condizioni di svantaggio sociale ed economico e, nei casi più gravi, è stato rilevato come i piccoli siano scarsamente propensi a socializzare con i coetanei e abbiano difficoltà di apprendimento sin dall’ingresso alla scuola materna.
E se questa evidenza certamente non basta, come riconosce lo stesso Insana, per affermare che il bruxismo causi problemi relazionali e nel rendimento scolastico i ricercatori si dicono in ogni caso convinti che tra i due fenomeni esista una relazione che vale la pena di essere indagata. Fra le ipotesi avanzate quella che alla base delle difficoltà presentate da questi bambini vi siano nervosismo, problemi comportamentali e stanchezza causati dalla cattiva qualità del riposo notturno.
Tuttavia, il bruxismo, che dopo la roncopatia (ovvero il russare) e il sonniloquio (il parlare nel sonno), è tra i disturbi del sonno più diffusi, è un fenomeno piuttosto frequente in epoca infantile. Le cause, non sono ancora state stabilite con certezza, ma potrebbero essere legate al completamento della dentizione (più precisamente al passaggio alla dentizione permanente) così come alle tensioni emotive che troverebbero così un modo per essere scaricate.