La
biodiversità non è solo un fatto ambientale, ma include anche i
prodotti alimentari. Soprattutto in Italia, esistono talmente tanti prodotti tipici locali, che è come se ogni regione avesse una propria
dieta.
Al di là del minimo comune denominatore pasta-pizza-vino sono certa che se ognuno di noi si mettesse a scrivere una lista degli alimenti particolari che si trovano solo nella proprio zona (e vi invito a farlo), sarebbe un elenco lunghissimo.
Lo testimonia il fatto che quando ci spostiamo da una regione all’altra, per far visita ad amici o parenti, portiamo sempre con noi il classico prodotto tipico, che “altrove non si trova“.
Spesso però veniamo ingannati da prodotti alimentari spacciati per biologici e come provenienti da una determinata zona, o ancora come appartenenti ad una determinata specie agro-alimentare. Grazie all’apporto della scienza, oggi sarà possibile verificare la tipicità di un prodotto, tramite l’analisi degli ecotipi alimentari.
Chiariamo meglio il concetto di ecotipo, prima di andare avanti.
Wikipedia definisce l’
ecotipo come
una distinta entità di un animale, una pianta o un altro organismo che è strettamente collegata nelle sue caratteristiche all’ambiente ecologico in cui vive.[…] Il termine
ecotipo è stato coniato nel 1922 dal botanico svedese
Gote Turesson.
Oggi che la globalizzazione mette a repentaglio la biodiversità, rischiamo di perdere le varietà locali anche sulle nostre tavole.
Per questa ragione per sapere se un prodotto è davvero tipico, la scienza oggi offre un valido supporto. Tramite l’esame del DNA si possono isolare gli ecotipi locali, impiegando marcatori molecolari.
Questa tecnica che veniva già usata per identificare le varie specie di tartufo, ora è stata estesa anche all’identificazione delle varietà di ulivi, ciliegi e viti e di molti altri prodotti del mercato agro-alimentare.
Se il consumatore disposto a spendere qualcosa in più per un alimentazione biologica, vuole scoprire se quelle sono davvero le lenticchie di Castelluccio di Norcia, o il carciofo Spinoso ligure, può scoprirlo con assoluta certezza grazie all’isolamento degli ecotipi.
Per evitare di acquistare surrogati e prodotti tipici spacciati per tali,
la garanzia Dop, ormai non è più sufficiente a tutelare il consumatore come si legge su una ricerca del
Dipartimento di Biologia Vegetale e Biotecnologiche Agroambientali dell’Università di Perugia:
Oltre l’80% delle varietà una volta presenti in Italia Centrale è andato perduto; con esse è scomparsa la variabilità genetica che determinava le differenze esistenti fra ed entro queste varietà coltivate. Questo fenomeno prende il nome di “erosione genetica” a cui è associata una erosione del patrimonio culturale. Perdere variabilità genetica equivale a dire perdere per sempre una risorsa non rinnovabile.[…] Gli strumenti delle IGP, delle DOP e di altri marchi appaiono strumenti utili, anche se non sempre si sono rivelati sufficientemente adeguati allo scopo. Anche l’agricoltura biologica può svolgere un ruolo di tutela della biodiversità visto che è basata sulla diversificazione colturale, ed è praticata in aziende di piccole dimensioni conparticolari tecniche agronomiche o in aziende inserite in aree naturali protette.
Attraverso la tutela degli ecotipi alimentari sarà possibile evitare che scompaiano molte varietà locali presenti in Italia in zone limitate. E magari le tavole italiane non rischieranno più di essere tutte uguali. La varietà dell’alimentazione avrà inoltre riscontri più che positivi per l’organismo, dal momento che necessita dell’apporto di tutti gli elementi presenti nei vari cibi.