Le malattie reumatiche, abbiamo avuto modo di vederlo qualche giorno fa in occasione della Giornata mondiale del Malato reumatico, colpiscono circa cinque milioni di persone solo in Italia. Non sempre la risposta assistenziale delle regioni è adeguata. Ma cosa dire della ricerca? Questa particolare branca medica è adeguatamente coadiuvata per queste patologie? A quanto pare la risposta è ancora una volta negativa.
A sostenerlo è la Fira, la Fondazione italiana per la Ricerca sull’Artrite che ha fatto il punto della situazione insieme alle principali associazioni di malati, sottolineando come, sebbene le potenzialità della ricerca italiana in reumatologia vi siano tutte, che le stesse siano riconosciute a livello internazionale in base al lavoro degli specialisti, ed che il supporto italiano in tal senso si è sempre rivelato comprimario per la messa a punto di nuove terapie, purtroppo l’intero comparto deve fare ancora una volta di conti con la mancanza cronica di fondi per la ricerca.
Una situazione che non può essere archiviata con un nulla di fatto, non solo in base al forte numero di persone malate in italia, ma soprattutto in nome di quei malati affetti da patologie la cui origine è tuttora sconosciuta e che con i loro sintomi costringono i pazienti ad una condizione di invalidità, condannando gli stessi ad una qualità di vita pessima. Senza contare poi che la maggior parte dei malati è di sesso femminile, fattore questo che si riflette anche nella tenuta e costruzione dell’intero ambito famigliare della stessa.
I costi, è innegabile sono alti:
Il costo socio-assistenziale per tutte le malattie reumatiche in Italia supera i 20 mld l’anno, di cui circa un terzo a carico del SSN mentre 2/3 rappresentati dalla perdita di produttività.
Un problema peggiorato dalla disparità di accesso alle cure necessarie da regione a regione che crea delle condizioni di vita pessime. A tutto questo si aggiunge poi un ritardo dell’Italia rispetto agli altri paesi europei sia nell’utilizzo di farmaci specializzati, sia dell’invio da parte del medico di famiglia, del proprio assistito presso il reumatologo.
L’Italia, seppur con fatica ha ribadito il suo primato in Europa in quanto a pubblicazioni pubblicate in materia reumatologica, ma è innegabile la difficoltà registrata a livello accademico nel trovare i fondi per mettere a punto nuove e più funzionali terapie.
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