Il Polonio 210, la sostanza radioattiva responsabile della morte dell’ex agente russo del KGB Alexander Litvinenko, deceduto a Londra nel 2006, è contenuto anche nelle sigarette. Le multinazionali del tabacco per oltre 40 anni ne avrebbero studiato gli effetti e tentato di eliminarlo dalle micidiali bionde anche attraverso la manipolazione genetica della pianta di tabacco.
Questo è quanto emergerebbe da uno studio statunitense, che verrà pubblicato sul numero di settembre dell’American Journal of Public Health, condotto dal team di Monique Muggli, della Mayo Clinic nel Minnesota mediante l’analisi di oltre 1500 documenti tenuti sotto chiave dalle multinazionali del tabacco fino al coinvolgimento della Philip Morris in un’azione legale.
Tuttavia la ricerca suona più come un atto di accusa nei confronti di queste ultime, colpevoli di avere taciuto la presenza di sostanze radioattive (rinvenuta nel corso di indagini tenute al loro interno) nelle sigarette per non comprometterne le vendite, piuttosto che come una rivelazione vera e propria.
Infatti, come afferma lo pneumologo bolognese Vincenzo Zagà, vice presidente della Società italiana di tabaccologia, la presenza di polonio 210 nelle sigarette non è una novità assoluta (almeno per gli esperti!): già dagli anni ’60 esistono diversi studi che hanno stabilito un legame fra questo micidiale veleno e l’insorgenza di cancro al polmone, legame di cui lo stesso Zagà si occupa già dal 1995.
Riguardo il polonio 210, Zagà conclude
Si tratta di una delle sostanze più pericolose e cancerogene contenute nelle sigarette: basti pensare che fumare 20 sigarette al giorno per un anno equivale a sottoporsi a 300 radiografie
Dal canto loro i giganti del tabacco si difendono come possono e una portavoce della British American Tobacco ha già sottolineato che il Polonio 210 è contenuto anche in diversi alimenti, le fragole ad esempio, e che non è ancora stato possibile stabilire con esattezza quale dei componenti nocivi delle sigarette causi il cancro.