La celiachia colpisce in media un italiano su cento. Si stima che in Italia siano in 600.000 gli ammalati, di cui solo 100.000 consapevoli di esserlo e che corrono ai ripari. Si tratta in sostanza di una malattia che provoca intolleranza alla proteina dei cereali (glutine) con reazioni immunitarie che danneggiano anche gravemente l’intestino. Off limits per gli ammalati grano, orzo, segale e avena.
In Paesi come l’Italia il morbo celiaco ha particolarmente attecchito proprio per via dell’alto impiego nella nostra cucina di grano e derivati. La ricerca per trovare le cause della sprue celiaca ed una soluzione sono giunte ad un traguardo importante, grazie a recenti studi: l’individuazione delle principali molecole responsabili dell’intolleranza. A scoprirle un’équipe di scienziati britannici e austrialiani in uno studio pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Science Translational Medicine.
I ricercatori hanno osservato la reazione a pane, focacce di segale o orzo bollito di un campione di 200 pazienti, effettuando analisi del sangue che hanno rilevato come 90 dei 2.700 frammenti di proteina componenti il glutine sono stati trattati dall’organismo come se fossero tossici. Stringendo ulteriormente il cerchio, le molecole principali responsabili della reazione immunitaria sono risultate tre.
Una scoperta importantissima che ha già dato il via ad una prima sperimentazione su pazienti colpiti da celiachia di un vaccino per arginare i tre peptidi colpevoli, operando una desensibilizzazione dei pazienti al glutine. A condurre la sperimentazione la compagnia biotech di Melbourne Nexpep Pty Ltd, mentre la scoperta delle tre molecole responsabili si deve all’équipe di Bob Anderson e di Jason Tye-Din del Walter and Eliza Hall Institute of Medical Research a Parkville, Australia.
Italo De Vitis, dirigente dell’unità di medicina interna e gastroenterologia dell’Università Cattolica di Roma, esperto di celiachia, ha salutato con ottimismo la diffusione dei risultati della ricerca, spiegando che si tratta di
un risultato importante che ci attendavamo dal gruppo di Anderson che da anni studia la celiachia ed è a caccia di questi peptidi, ed è un risultato arrivato anche prima del previsto; ciò permette grosso modo di dimezzare i tempi previsti per la messa a punto e la commercializzazione di un vaccino, 5-10 anni contro i 15-20 ritenuti necessari finora.