Secondo dei ricercatori della Missouri University, noi ci sentiremmo “sprirituali” perché è il nostro cervello che ce lo impone. Più precisamente è un’area ben marcata del cervello, che come le aree già conosciute dedicate al linguaggio, al movimento, e a tutti gli altri aspetti della vita che oggi ci risultano meno misteriosi, è dedicata esclusivamente alla spiritualità.
L’area in questione si trova nel lobo parietale destro, e i ricercatori l’hanno soprannominata “Definitore del Me“. Infatti è in un certo senso l’area dell’autocritica, quella che se la prende con sè stessi. Secondo Brick Johnstone, uno dei ricercatori, quest’area genera quest’auto-coscienza e ci guida attraverso le relazioni fisiche e sociali, permettendo al proprio corpo di prendere coscienza di sè, e di quello che si sta facendo in quel momento. Le persone che hanno quest’area meno definita hanno maggiore interesse verso la spiritualità.
Molte ricerche precedenti sulla neuro-spiritualità erano basate sulla scansione cerebrale durante alcune pratiche che attivavano le varie aree, come durante la meditazione o la preghiera. Ma purtroppo non sono riuscite a giungere ad una conclusione soddisfacente. Così i ricercatori del Missouri hanno ribaltato la visione, e si sono concentrati su pazienti con lesioni al cervello, una tecnica utilizzata negli ultimi decenni per capire come funziona l’organo in particolari situazioni.
I ricercatori hanno testato le regioni cerebrali implicate nei recenti studi di immagini e hanno scoperto delle correlazioni tra l’area delle performance prima descritte e la coscienza di sè, riportata alla spiritualità. Tra le 26 persone risultate più spirituali delle altre, i ricercatori hanno scoperto una minor funzionalità dell’area destra del lobo parietale, uno stato fisico ma traslato in funzioni psicologiche che regredisce allo stato di poca attenzione di sè, la quale farebbe aumentare, come per compensazione, il fattore spirituale.
Oltre alla pratica religiosa, altri comportamenti ed esperienze sembrano coinvolgere l’aria del “Definitore del Me”. Ad esempio l’apprezzamento della natura che rilassa certe persone piuttosto che altre, o su quanto un individuo si lascia andare ascoltando della musica fino anche alle opere di carità. Il completo “silenzio” di quest’area fa accadere eventi inusuali come lo stato di meditazione, l’essere completamente presi da una preghiera, o quando ci si sente “in completa sintonia con l’Universo”. Momenti nei quali il Definitore del Me viene completamente disattivato.
[Fonte: livescience]