Lo studio è stato avviato nel 1985 su un totale di 51 adolescenti con anoressia nervosa. Essi furono studiati insieme ad un altrettanto ampio gruppo di persone sane. I due gruppi sono stati osservati e confrontati più volte nel corso degli anni in cui sono stati monitorati, sino ad oggi.
Questo studio è unico in una prospettiva internazionale. E’ l’unico studio al mondo che riflette il naturale corso dell’anoressia nervosa nella popolazione.
Queste le parole dell’autore dello studio Elisabet Wentz, professore associato di Psichiatria Infantile e adolescenza presso l’Accademia Sahlgrenska. Il gruppo di ricerca ha pubblicato i risultati del nuovo studio su due riviste scientifiche: British Journal of Psychiatry e l’International Journal of Eating Disorders.
Tra le 51 persone analizzate, solo tre donne non erano ancora guarite dall’anoressia 18 anni dopo l’inizio dello studio. Tredici persone, ovvero circa il 25%, sono in invalidità o sono state ricoverate per più di sei mesi a causa di un disordine alimentare o di un altro disturbo psichiatrico; il 39% ha avuto almeno un altro disturbo psichiatrico, in aggiunta ai disturbi alimentari. Il più comune di questi è il disordine ossessivo compulsivo.
Ma i risultati hanno potuto contenere anche alcune sorprese. Infatti secondo Elisabet Wentz:
Studi precedenti hanno dimostrato che l’anoressia è una diagnosi con una prognosi infausta, con ben un paziente su cinque che muore a causa della malattia. Al contrario, non abbiamo avuto un solo decesso tra i soggetti del nostro studio.
Altri studi hanno inoltre dimostrato che l’infertilità è una complicanza comune nelle donne adulte che hanno avuto l’anoressia, come anche l’aumento dei rischi di un parto prematuro e di depressione post-parto. Le donne dei due gruppi in questo studio hanno avuto essenzialmente lo stesso numero di bambini, ma le donne che hanno avuto l’anoressia erano più giovani quando hanno avuto il loro primo figlio. I loro figli hanno un più basso peso alla nascita rispetto a quelli delle donne normali. Ma il dato positivo è che nessuna delle donne che aveva avuto figli oggi ha ancora un disordine alimentare, ma anzi finiscono con il preoccuparsi del peso dei loro bambini. In pratica sperano di evitare che lo stesso problema di cui hanno sofferto loro da giovani si possa ripetere nelle nuove generazioni. Una ricerca positiva quindi, che mostra la speranza che c’è nella lotta all’anoressia, una speranza di cui putroppo si parla troppo poco.
[Fonte: Sciencedaily]