Parliamo dell’ anoressia, uno dei disturbi alimentari diventato nell’ultimo ventennio una vera e propria emergenza a causa degli effetti devastanti che ha sulla salute e sulla vita delle persone. Anoressia significa letteralmente perdita dell’appetito, tuttavia è da dire che chi soffre di anoressia pur avvertendo la fame controlla il proprio appetito. L’anoressia compare molto spesso in età pre o post pubertà, ma si può manifestare in occasione di qualsiasi evento che coincida con un cambiamento di vita.
Uno dei vissuti più angoscianti delle persone anoressiche, è legato ad una errata percezione del proprio corpo, vissuto come sgradevole e perennemente inadeguato. Le persone affette da anoressia perdono peso diminuendo gradualmente la quantità di cibo consumata iniziando di solito con una dieta al fine di migliorare la propria immagine, e dedicandosi a trovare i cibi a ridotto contenuto calorico, con pochi grassi, si mangia lentamente al fine di sperimentare subito il senso di sazietà, si pesano minuziosamente gli alimenti fino a quando tutto ciò non diventa un vero e proprio rituale ossessivo.
La dieta degli anoressici si basa quasi completamente su vegetali a basso contenuto calorico come lattuga,carote, yogurt su quantità d’acqua consistenti. Questo disturbo è inoltre caratterizzato dalla paura di aumentare di peso, da un’immagine distorta del proprio corpo ed è prevalente nelle donne anche se ad oggi si inizia ad avvertire un consistente aumento anche nei maschi. A volte le persone che ne soffrono si lasciano morire di fame o assumono dosi massicce di lassativi.
Se da un lato è vero che la moda moderna ha progressivamente proposto un modello femminile diverso con forme fisiche più slanciate, meno arrotondate, basate sulla trasparenza della donna dall’altro lato da un punto di vista prettamente psicologico è stato visto che coloro che soffrono di anoressia hanno una scarsa stima di sé stessi, asocialità, una tendenza al perfezionismo e al controllo; una caratteristica dominante delle anoressiche è la presenza, durante la crescita, di sentimenti profondi di inadeguatezza, di incapacità di influenzare il proprio ambiente e di determinare il proprio destino.
Pur essendo l’anoressia una malattia che intacca il fisico è prettamente psicologica e i fattori più salienti possono essere rappresentati da un tentativo disperato di attenere ammirazione e conferma, un tentativo di attacco alle eccessive aspettative genitoriali, un tentativo narcisistico – onnipotente di sviluppare, attraverso la disciplina del corpo e il controllo del cibo, un senso di autonomia e di individualità.
Rispetto a quest’ultimo punto infatti è stato visto che la tendenza a sviluppare comportamenti anoressici è propria di soggetti appartenenti a famiglie invischiate ossia a famiglie in cui non esistono confini, in cui i ruoli non sono stabiliti e in cui spesso i comportamenti sono ambivalenti. In relazione a fattori familiari è interessante notare come spesso il rapporto madre/figlia sia un rapporto caratterizzato da un legame particolarmente intenso e caratterizzato da una forte identificazione della madre con la figlia,in cui probabilmente anche la relazione deludente, ma taciuta, con il marito viene compensata.
In tali casi la madre più o meno tacitamente pretende che la figlia assuma il ruolo di “figlia ideale” motivo per cui l’anoressica risponde paradossalmente alla madre con la costruzione di un corpo ideale per sé in cui possa distinguersi da quello materno. Cambiare questa organizzazione mentale per I’ anoressica comporta la minaccia di tornare nella fusione-confusione con l’altro e quindi il sentirsi invasa dalla propria madre
impedisce di costruire se stesse.
Vengono realizzati così atteggiamenti dimostrativi che non costituiscono un’identità originale, ma solo oppositiva e artificiale definita anche falso sé. Queste figlie, in definitiva, rappresentano il luogo ove i genitori sembrano esprimere i propri desideri, uno strumento per colmare un vuoto che non potrà mai essere riempito realmente. Attraverso l’anoressia si trova una forma di comunicazione per esprimere parole che non potrebbero essere espresse in altro modo, un modo per proteggersi e per attuare verso se stessi difese.
I presupposti sociali che utopisticamente dovrebbero aiutare a prevenire tali forme di comportamenti dovrebbero esser basate sulla promozione di modelli culturali ed estetici che propongano
una bellezza meno esasperatamente irraggiungibile, una bellezza che miri si all’estetica ma anche al “volersi bene“.
Da un punto di vista psicoterapeutico è necessario agire su vari fronti; gli obiettivi iniziali saranno la normalizzazione del peso e l’abbandono delle condotte di restrizione dell’assunzione del cibo, delle abbuffate e delle condotte di eliminazione, successivamente occorrerà aumentare i livelli di autostima, ampliare la definizione di sé al di là dell’apparenza fisica, ridurre il perfezionismo e il pensiero tutto-nulla, migliorare i rapporti interpersonali. Nel contempo sarà necessario aiutare i familiari a gestire il problema dei figli, mettendo anche in evidenza quali atteggiamenti siano controproducenti e da evitare.