Sconfiggere morbillo e rosolia entro il 2015. E’ questo il monito proveniente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in merito a queste due malattie esantematiche. Come fare? Potrebbe essere più semplice di ciò che si crede: applicando in maniera adeguata i piani di vaccinazione già esistenti.
Su questo punto, l’ente mondiale è stato molto duro. Soprattutto con l’Europa alla quale è stata “suggerita” la data sopra citata. L’Oms ha creato una vera e propria commissione di esperti per aiutare ad organizzare un piano di prevenzione efficace al quale finora hanno deciso di partecipare ben 53 nazioni provenienti da tutto il mondo. Purtroppo l’Italia in questo contesto è un fanalino di coda: fa parte di quelle nazioni che non hanno presentato il rapporto sul morbillo e la rosolia all’Organizzazione Mondiale della Sanità insieme alla Bosnia l’Albania, l’Ucraina, la Slovenia e pochi altri paesi. Ma quale è la situazione nel nostro paese? Ce lo spiega la Prof.ssa Susanna Esposito, Presidente della Commissione dell’OMS per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita e Presidente SITIP:
In Italia e in altri Paesi europei il morbillo e la rosolia sono malattie ancora pericolose. Se vogliamo davvero raggiungere gli obiettivi prefissati dall’OMS ed ottenere, in breve tempo, un efficace aumento della copertura vaccinale è fondamentale il coinvolgimento della classe politica italiana. Il nostro Paese ha dato un grande contributo nell’eradicazione della polio a livello nazionale, lo stesso ci aspettiamo che faccia nell’attuazione del Piano di eliminazione di morbillo e rosolia.
La vaccinazione contro queste malattie è quella trivalente che in Italia è stata inclusa in modo ufficiale tra le obbligatorie nel 1999.Il problema principale consta nel fatto che mentre la prima iniezione ha una buona copertura (90%) se non totale, la seconda dose da eseguire a 5-6 anni come richiamo viene quasi sempre ignorata, mettendo i ragazzi ed adulti a pericolo di contagio. L’organizzazione mondiale vuole se non la completa eradicazione dei virus, almeno una copertura vaccinale del 95% su entrambi i richiami: un’utopia?
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