Un medico di 53 anni a Fano è morto venerdì scorso dopo circa 1 mese e mezzo di agonia a causa della sindrome della mucca pazza. Al momento non è ancora chiaro come l’uomo abbia preso la malattia, ma secondo Il direttore degli ospedali riuniti Marche Nord, Aldo Ricci, il morbo non è necessariamente legato all’assunzione di carne.
La sindrome della mucca pazza, in origine, era una patologia del cervello che colpiva esclusivamente i bovini. All’epoca della scoperta, nel 1986, venne chiamata anche encefalopatia spongiforme perché nelle carcasse degli animali morti erano ben distinguibili dei fori nel cervello, come delle spugne. La variante umana della sindrome è detta malattia di Creutzfeldt-Jacob, ed è anch’essa una patologia degenerativa del cervello.
Le cause della morte del medico fanese sono ancora da chiarire, tra le ipotesi anche un viaggio all’estero, ma non si può escludere un’origine genetica. I sintomi, iniziati circa 1 mese e mezzo fa sono stati subito chiari: problemi di memoria, contrazioni muscolari, spasmo, debolezza e perdita di tessuto muscolare.
Purtroppo a tutt’oggi non esistono cure contro la variante umana del morbo della mucca pazza, ma la frequenza è molto bassa (1 persona su 1 milione) e non si trasmette da uomo a umo, ma nel contatto con materiale neurologico infetto. Come ha spiegato il professor Ricci:
Di questa malattia si sa ancora molto poco, ma di certo non dobbiamo scatenare inutili allarmismi, in quanto penso che sia il primo caso riscontrato nel nostro territorio e secondo studi recenti la contrazione non è necessariamente legata all’assunzione di carne, ma può essere dettata da molteplici fattori.
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