Dieta scorretta prima della gravidanza? Potresti avere un parto prematuro. Mangiare male conferma ancora una volta di essere qualcosa che deve essere assolutamente evitato se si vuole stare bene e far si che ci stia anche l’eventuale bambino che porteremo in grembo in futuro.
Non vi stiamo dicendo che ogni tanto un piccolo peccato di gola non possa essere concesso: ma stiamo sottolineando come seguire la dieta mediterranea limitando l’assunzione di certi cibi spazzatura per diversi anni prima di un possibile concepimento non possa far altro che favorire una gravidanza priva di rischi ed allontanare lo spettro di un parto prematuro, statisticamente uno dei fattori di rischio più pesanti di morte infantile o malattie neonatali. Il parto pre-termine è causato da diversi fattori: esso può dipendere da uno stato di stress, uno stile di vita condotto erroneamente, abuso di alcol o fumo di sigarette, così come le patologie che ovviamente possono colpire la madre.
Secondo gli scienziati del Robinson Research Institute, mangiare cibo spazzatura in quantità sensibili può portare addirittura ad una percentuale di rischio di parto prematuro pari al 50%. rispetto a chi ha sempre condotto una vita sana ed ha indugiato in un’alimentazione regolare. E Questo diversi anni prima di rimanere incinta. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore The Journal of Nutrition, ed in quanto a letteratura medica è primo a concentrarsi sulla valutazione della dieta seguita dalle donne prima del concepimento e gli effetti che la stessa può avere nel corso della gestazione. Secondo la dott.ssa Jessica Grieger, tra i firmatari della ricerca, le donne la cui dieta ha sempre compreso cibi ricchi di proteine, (carni magre, pesce, pollo, frutta, cereali integrali e verdure) avevano un rischio minore di sviluppare un parto prima del termine della gravidanza rispetto a chi mangiava cibo spazzatura e alimenti ricchi di grassi saturi e zuccheri. Il parto prematuro è una complicanza che spesso può essere evitata per tempo: perché non prevenirla?
Fonte | The Journal of Nutrition
Photo Credit | Thinkstock