Non doveva finire così. L’hanno uccisa. Ha vinto la cultura della morte. Beppino boia. Così titolano i giornali italiani oggi. Così c’è scritto sui muri di Udine. Così si esprimono molti esponenti del Parlamento, e non voglio fare distinzioni tra destra e sinistra. E nemmeno nomi. Perchè di nomi ne sono già stati fatti tanti, e a sproposito. Primo tra tutti quello di Eluana Englaro. Una ragazza che nessuno di noi conosceva, ridotta ad un vegetale, morta già 18 anni fa.
Come si possa fare una polemica pubblica, così vile e piena di colpi bassi, di un dolore così intimo e privato come quello dei genitori di questa donna, che da anni soffrono nel vedere il corpo inanimato della figlia, così giovane e piena di vita un tempo, ora ridotta ad una larva. Eluana non doveva morire. E su questo saremo tutti d’accordo. E’ ingiusto quando la morte colpisce le persone sane e giovani, perchè fa ancora più male. Ma Eluana non meritava di morire di fame e di sete in pochi giorni. Tutto perchè in Italia si ha paura di pronunciare la parola eutanasia.
Una morte dolce, che eviterebbe a molte persone senza più speranze di riprendersi di lasciare questo mondo senza sofferenze. In piena libertà. Nessuno impone agli altri di scegliere questa strada. Ma chi fosse in stati irreversibili potrebbe, in uno stato di diritto, smetterla di essere sospeso tra la vita e la morte. Potrebbe non soffrire più. La sopportazione del dolore così predicata dal Cattolicesimo non regge oggi che la medicina ci fornisce terapie contro il dolore, soluzioni che allevino le nostre sofferenze.
Ma eutanasia, testamento biologico, sono parole inconcepibili in questo Paese dominato dall’ipocrisia di chi si sente in diritto però di mettersi nei panni di Beppino Englaro. Ma come si permettono ad immaginare anche solo lontanamente come ci si possa sentire? Un silenzio dignitoso potrebbe salvare l’immagine del nostro Paese, dove si cercano decreti d’emergenza per risolvere il singolo caso, quando da anni il Parlamento avrebbe dovuto legiferare su questi temi e interpellare il popolo con un referendum.
Eluana è morta, ma mille interrogativi restano vivi, primo tra tutti se sia giusto lasciar parlare ancora chi grida al padre assassino, da trasmissioni sciacalle che non hanno l’1% della dignità e della compostezza di questo dignitoso uomo.