Quando si parla di ebola, ancora oggi, per quanto l’epidemia in Africa sia molto avanzata e difficile da trattare, la situazione ancora non viene vissuta come una minaccia in Europa o negli Stati Uniti. Ma vi è un rischio pandemia del quale non si sta tenendo conto?
Al momento a quanto pare no. Perché sebbene la situazione nei paesi africani colpiti sia di difficile gestione, nel resto del mondo sono state messe in atto strategie abbastanza efficienti di protezione e prevenzione. Ogni paese ha protocolli precisi per trattare i casi sospetti e la quarantena inizia in pratica in aeroporto. Per esempio in Italia basta la provenienza da un paese dell’area interessata dall’epidemia di ebola, unita alla presenza di due sintomi simil-influenzali per far partire l’isolamento e le analisi di controllo al fine di diagnosticare la presenza o meno del virus ebola. E’ successo così con la donna nigeriana residente nelle Marche ed altrettanto per ciò che concerne i due bambini ricoverati a Rimini con sintomatologia sospetta.
E se in Europa ed negli Stati Uniti le autorità sanitarie sembrano essere preparate abbastanza da poter scongiurare il rischio pandemia, rimane il fatto che in Sierra Leone e nei paesi limitrofi non solo l’assistenza sanitaria è al tracollo, ma i malati addirittura scappano alla vista dei medici, non comprendendo che se contagiati dall’ebola, la fuga significa consegnarsi ad una morte quasi certa. Con uno scenario del genere appare evidente che combattere l’epidemia di febbre emorragica è più difficile del previsto per coloro che si trovano in loco ed non posseggono nemmeno tutti gli strumenti adatti per affrontarla nonostante l’appoggio occidentale e la preparazione di alcuni sieri sperimentali. Questo ovviamente non ferma il personale sanitario volontario e non dal prestare assistenza al meglio delle proprie capacità, ma è evidente che si tratta di una situazione molto difficile da gestire. Non vi è il rischio pandemia, ma quasi sicuramente la conta dei morti, a fine epidemia, in Africa sarà molto alta.
Photo Credit | Thinkstock