Molte persone pensano che migliorare la propria alimentazione significhi semplicemente ridimensionare o eliminare il consumo della carne, sostituire i cereali raffinati con quelli integrali, eliminare lo zucchero a favore del miele, non consumare cibi artificiali o denaturati. Tutto questo è indispensabile. Eppure molte volte i gonfiori addominali, le digestioni lunghe e difficili, la stitichezza, i bruciori di stomaco, le emorroidi continuano imperterriti ad affliggere lo sfortunato (e spesso volenteroso) paziente. Dove sta il problema?
Molto probabilmente nella insufficiente attenzione che di solito si presta nel combinare, all’interno dei pasti quotidiani, i diversi alimenti nel modo giusto. Quali sono dunque le combinazioni di più difficile digestione? Limitiamoci ad enunciare le principali:
- associazione di cibi proteici con cibi amidacei: pasta, riso, orzo… con carne, pesce, uova e in misura più limitata, formaggi;
- associazione di cibi proteici diversi: nello stesso pasto compaiono fagioli e formaggio, uova e carne, ancora, carne e formaggio;
- associazione di dolci e frutta sia con cibi amidacei sia con cibi proteici: si tratta in pratica dell’abitudine di concludere il pasto consumando dolci con frutta.
Quando il pasto è troppo complesso — si pensi a un normale pranzo, usualmente composto da un primo piatto di cercali, un secondo piatto di proteine cui spesso seguono la frutta e magari anche un dolce — la digestione è lunga, difficoltosa e incompleta. I residui di cibo non ben digerito, innescano facilmente nell’intestino dei processi fermentativi e putrefattivi durante i quali si sviluppano gas e altre sostanze tossiche. La diffusione nel corpo di questi prodotti coincide con l’indebolimento delle difese organiche e richiede successivamente un impegno notevole degli organi di depurazione. Fegato e reni innanzitutto.
La temperatura addominale interna aumenta in modo eccessivo, a motivo della congestione sanguigna necessaria per superare l’ostacolo digestivo, e favorisce così il proliferate di germi patogeni. Tutti gli elementi fin qui ricordati sono all’origine non solo di disturbi riferibili propriamente alla funzione digestiva ma anche di patologie che colpiscono organi apparentemente slegati dall’addome come il naso (raffreddori) la gola (tonsilliti, faringiti), l’orecchio (otiti), l’apparato genitale e urinario (vaginiti, cistiti). Per ovviare a queste difficoltà può essere utile seguire i seguenti consigli:
Prima colazione: senza essere monotona e ripetitiva, potrebbe servire per compensare eventuali carenze o eccessi dell’alimentazione dei giorno precedente. Possibili alternative sono: frutta fresca di stagione; yogurt naturale (eventualmente con l’aggiunta, al momento del consumo, di frutta fresca); latte o caffè o altri infusi graditi, accompagnali da cereali integrali (pane, biscotti, musli… ).
A metà mattino: si preferisca la frutta fresca. Si evita, in questo modo, di impegnare troppo a lungo l’apparato digerente e si mantiene intatto l’appetito per il momento del pranzo.
Pranzo: Dopo un antipasto di verdure crude miste, si può consumare un piatto di cereali, condito con sughi di verdure o con la classica salsa di pomodoro. Si eviterà, in particolare, di associare ai cereali un condimento a base di carne.
A metà pomeriggio:In relazione alla stagione, ci si potrà servire di frutta fresca, fichi secchi, datteri, castagne, patate dolci, pane e miele, noci e nocciole.
Cena: va riservata, in linea di massima, al consumo di cibo proteico, badando di alternare alimenti di origine animale con altri di provenienza vegetale. La scelta potrà essere fatta tra uova cotte senza grassi, formaggi preferibilmente freschi, frutta oleosa (noci, mandorle, nocciole, pinoli), legumi (fagioli, lenticchie, ceci, fave, piselli, soia), pesce non fritto, carne bianca (pollo, coniglio, tacchino), derivati proteici della soia o del frumento (seitan). Naturalmente, anche nel pasto serale andrà garantita la presenza di contorni di verdure crude ed eventualmente anche cotte. Il pane integrale (prodotto con farina biologica, macinata a pietra, lievitato con pastella acida naturale e cotto in forme rotonde di almeno un chilo di peso) può accompagnare a piacere il pasto.