Madre e figlio uniti geneticamente anche con ovulo donato. Non ha importanza che lo stesso non appartenga alla donna che porta in grembo il feto: la stessa influenza con i suoi geni la crescita del piccolo.
Ce lo spiega uno studio condotto di recente dalla Fondazione IVI pubblicato sulla rivista di settore Development, collegata all’Associazione Inglese di Biologi e genetisti. Gli scienziati hanno dimostrato come la relazione tra feto e gestante è in grado di influenzare il patrimonio genetico del nascituro anche quando tra loro non vi sono correlazioni genetiche perchè l’ovulo fecondato è stato donato. Come spiega Daniela Galliano, direttore del Centro IVI di Roma:
Questa scoperta ci dimostra che esiste uno scambio tra endometrio ed embrione, cosa che già sospettavamo a causa della coincidenza tra alcune caratteristiche fisiche tra madri e figli nati da ovo-donazione e della incidenza di alcune malattie infantili legate a patologie materne durante la gestazione come obesità o tabagismo. Questa comunicazione può portare al fatto che nell’embrione di esprimano o si inibiscano specifiche funzioni dando così luogo a delle modifiche il che spiega il processo di trasmissione di malattie come il diabete o l’obesità.
Questo accade perchè la relazione tra feto e gestante parte dallo scambio tra l’endometrio ed l’embrione: è attraverso il fluido endometriale che l’informazione genetica della madre passa al figlio modificandone lo sviluppo.
Lo scopo dei ricercatori a livello scientifico è quello di bloccare il passaggio di alcune malattie da madre a figlio quando la causa delle stesse è epigenetica. Ma è innegabile che, messo momentaneamente da parte questo particolare, il fatto che vi sia questa comunicazione feto-materna così speciale anche tra madri e figli non correlati geneticamente porta senza dubbio le donne a vedere con un occhio differente la fecondazione eterologa, a sentire ancora più vicino il bambino che si sta crescendo nel proprio utero perché gli si sta lasciando qualcosa di proprio.
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