La disprassia si può combattere anche grazie all’aiuto dello sport: partendo da questa frase si può cominciare a raccontare la storia di James Guthrie-Croft, ragazzo quindicenne che per lunghi anni ha lottato contro un deficit motorio importante che ha condizionato i suoi primi anni di vita.
Grazie allo sport e alla dedizione per la corsa, il 15enne neozelandese è riuscito a migliorare tantissimo tanto che oggi corre i 100 metri in 11″06 e da tutti viene definito minor miracle ovvero piccolo miracolo. I primi segnali della malattia James li ha evidenziati quando aveva appena cinque anni: si muoveva male, stentava a leggere, e i genitori, papà Thomas e Mamma Pauline, si sono immediatamente accorti che qualcosa non andava. La diagnosi di disprassia viene confermata dai medici dello Starship Hospital di Auckland e immediatamente sulla famiglia cala un’ombra ingombrante. Cosa fare? Come aiutare il piccolo James a essere considerato un bambino normale nonostante tutte le difficoltà? La soluzione arriva improvvisa, come raccontano i genitori del ragazzo ricordando quel periodo difficile.
Un giorno, per caso, galeotta fu una palla da basket
Da quel momento il bimbo si avvicina allo sport: prima il basket, quindi il rugby, poi l’atletica. Con gli specialisti sbalorditi per i miglioramenti fatti nel giro di appena un anno. E grazie all’impegno messo in ogni allenamento, sfidando ogni ostacolo, il quindicenne zelandese migliora di giorno in giorno diventando più coordinato. Il 6 marzo, in occasione della Giornata Europea della Logopedia che prevede un focus particolare proprio sulla disprassia, la storia di James torna più che mai alla ribalta. Ricordiamo che la disprassia è una malattia neurologica che può coinvolgere sfere diverse causando una difficoltà nell’abilità motoria generale e nella motricità fine, quella cioè che riguarda i muscoli più piccoli (della mano e del piede, per esempio). Lo sport ha aiutato tantissimo il giovane James: ha reso più facili alcuni movimenti, ha fornito uno stimolo importante per guardare avanti con ottimismo nonostante la malattia.
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