Utilizzare i preservativi contro la trasmissione sessuale del virus Zika: si tratta di un consiglio che può sembrare scontato ma che arriva direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Un nuovo caso in Perù ed in Portogallo sono stati infatti registrati in questi giorni in pazienti che non hanno mai visitato le regioni in cui l’infezione da virus Zika è endemica ma che hanno avuto dei rapporti sessuali con persone che vi avevano passato del tempo per lavoro o per intrattenimento. Continuano quindi ad esserci prove della possibilità di trasmissione per via sessuale. E analogamente a ciò che accade in caso di malattie veneree, anche per proteggersi da questo virus è necessario eliminare la possibilità di contatto tra lo sperma o il precum e le mucose vaginali della donna.
I preservativi sono l’unico metodo anticoncezionale al momento in grado di evitare il contagio tra le persone. Si tratta di una protezione importante da assicurare a proprio favore: sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione si manifesti con gli stessi sintomi che sperimenteremmo con un influenza, sono possibili anche reazioni più intese che coinvolgono la sindrome di Guillain-Barrè (ovvero una paralisi momentanea che può arrivare a rendere necessario il collegamento ad un respiratore per assicurarsi la sopravvivenza, N.d.R.) e la microcefalia nelle donne incinte. In quest’ultimo caso è il feto all’interno del grembo materno a rischiare anomalie genetiche che potrebbero portare alla necessità di eseguire un aborto terapeutico.
E’ per questo motivo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità punta molto alla prevenzione del contagio da virus Zika, sia per ciò che concerne una profilassi di tipo ambientale dove è presente l’insetto vettore della malattia, sia per ciò che riguarda la protezione diretta delle persone nell’eventualità di un contagio per via sessuale. I preservativi in questo caso più che mai non sono un semplice strumento anticoncezionale ma un dispositivo in grado di fare la differenza tra una persona malata ed una sana.
Fonte | OMS
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