Cala il numero dei malati di HIV in Italia ma aumentano le diagnosi tardive. E’ uno strano trend quello che sta prendendo piede nella penisola in merito alla patologia. Perché se da una parte è apprezzabile che i contagi calino, il fatto che la malattia non venga riconosciuta in fretta può compromettere il suo trattamento.
I dati sono stati resi noti dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità. Sebbene il calo dei contagi sia stato leggero, è importante che il 2015 abbia fatto registrare un’inversione di tendenza: soprattutto perché tale dato è accompagnato da quello del decremento dei casi di aids, ovvero la terza fase della malattia, quella letale.
Diverse fasce della popolazione continuano ad ignorare i mezzi di prevenzione come il preservativo e l’importanza di eseguire un test per l’HIV dopo dei comportamenti a rischio. E purtroppo la maggior parte dei contagi, circa l’85,5%, è dipeso proprio dallo scarso uso dei condom nel corso di rapporti occasionali. Il Lazio, la Lombardia, la Liguria e l’Emilia Romagna rimangono le regioni con la maggiore incidenza di casi. E le diagnosi come già anticipato, arrivano con sensibili ritardi, rendendo più difficile il lavoro dei farmaci antiretrovirali usati per il trattamento clinico della patologia. E’ importante per questo motivo spingere la popolazione ad informarsi sul test ed ad eseguirlo con regolarità. Cosa che al momento non avviene, come indica il rapporto dell’ISS :
Nel 2015 il 32,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv aveva eseguito il test per la presenza di sintomi Hiv-correlati; il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 13,2% nel corso di accertamenti per un’altra patologia.
Ciò che lascia perplessi in particolare, riguarda il numero di persone che sono giunte a ricevere un trattamento solo pochi mesi prima della diagnosi di Aids. Solo il 25% circa di coloro che hanno ricevuto la stessa nel 2015 avevano eseguito dei trattamenti di profilassi specifica.
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Fonte | ISS
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