Alcune parti del cervello sono coinvolte nel controllo delle emozioni e dei comportamenti, e mostrano diversi livelli di attività nei consumatori di cocaina rispetto al normale quando entrambi i gruppi svolgono dei test psicologici. Questi risultati, rilevati tramite il brain-imaging effettuato presso l’US Department of Energy’s Brookhaven National Laboratory e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, suggeriscono che alla base di tali defezioni c’è la dipendenza che porta ad una maggiore vulnerabilità. La stessa su cui si punta nelle terapie per tentare di uscire dal tunnel della droga.
Spiega Rita Goldstein, autrice dello studio:
Molti studi hanno rilevato una diminuita attività cerebrale nei tossicodipendenti rispetto ai soggetti sani durante i test psicologici. Ma non è mai stato chiaro se tali differenze sono dovute a diversi livelli di interesse o di capacità tra i due gruppi. Questo è il primo studio a rilevare tale differenza, più altre drammatiche differenze nel cervello che riguardano la capacità di controllo, la disciplina ed il comportamento emotivo, tutti importanti per resistere alla droga. Queste differenze individuano le regioni del cervello interessate, così da venire considerate gli obiettivi per nuovi tipi di terapie volte a migliorare la funzione di auto-regolamentazione e di controllo.
I ricercatori hanno studiato 17 dipendenti dalla cocaina e 17 persone sane. Entrambi i gruppi sono stati istruiti a spingere uno dei pulsanti colorati corrispondenti al colore del tipo utilizzato per le parole che sono state presentate, connesse al consumo di stupefacenti (ad esempio, crack, tossicodipendente corrispondevano ad un colore, parole che non c’entravano nulla corrispondevano ad un altro colore, ecc.) o termini neutri. I soggetti sono stati ricompensati con 50 centesimi per ogni risposta esatta, per un massimo di 75 dollari.
Dopo la formazione, entrambi i gruppi eseguivano ugualmente bene la prova, ma nella risonanza magnetica per immagini (MRI) si è notato che le prestazioni miglioravano quando la ricompensa saliva. Durante le prove, gli scienziati hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per misurare indirettamente la quantità di ossigeno utilizzata da regioni specifiche del cervello, come un indicatore di attività cerebrale in quelle regioni.
Ci sono tre principali differenze tra i cocaina-dipendenti e i soggetti sani:
- La cocaina ha ridotto l’attività in una porzione della corteccia anteriore cingolata che di solito diventa più attiva (rispetto a una base passiva), quando il comportamento è controllato. I livelli di attività sono stati più bassi durante le fasi meno “interessanti”, quando cioè non vi era alcuna ricompensa monetaria e le parole indicate erano termini neutri. All’interno del gruppo dei tossicodipendenti, i livelli di attività sono stati più bassi;
- La cocaina aveva ridotto l’attività anche in un’altra parte della corteccia anteriore cingolata che di solito diventa meno attiva, quando qualcuno reprime le proprie emozioni. All’interno del gruppo dei tossicodipendenti, i livelli di attività durante la fase interessante (con la remunerazione) era più bassa della maggior parte delle persone normali. L’attivazione in questa regione non era significativamente diversa;
- Le funzioni all’interno del comportamento di monitoraggio e di controllo dell’emozione sono state interconnesse nei soggetti sani, ma non nelle persone tossicodipendenti. In questo gruppo la funzione cerebrale era abbastanza robusta e più significativa.
Cosa ne deduciamo. Secondo la Goldstein, si capisce che:
Quando si sopprimono le forti emozioni negative, come la tristezza, ansia o desiderio di stupefacenti, l’attività in questa regione cerebrale si riduce per concentrarsi sul compito da eseguire. I nostri risultati mostrano che le attività in questa regione riducono la volontà di utilizzare la droga perché gli individui, essendo tenuti intellettualmente occupati, cercano di sopprimere il desiderio. Infatti i soggetti che hanno riferito i più alti livelli di attività indotte dal desiderio sono i meno in grado di sopprimere l’attività in questa particolare regione cerebrale.
Capendo infine cosa accade nella mente di un tossicodipendente, sarà più facile in futuro individuare delle terapie e dei farmaci per riuscire ad uscire da questa dipendenza.
[Fonte: Sciencedaily]