Il dato è allarmante: nel 2010 il giro d’affari dei farmaci acquistati su internet raggiungerà nel mondo 175 miliardi di dollari, almeno secondo le attendibili previsioni del Center for Medicine in the Public interest (organizzazione no profit di New York). Ma la cosa peggiore è che, secondo, quanto denunciato recentemente da Giacomo Leopardi, componente nazionale dell’Ordine dei farmacisti, ben il 62% dei prodotti acquistati sul web risulterebbe contraffatto. Del resto l’acquisto senza controllo è fin troppo facile: basta inserire il nome di un qualsiasi medicinale sulla barra di Google o di un qualsfasi altro motore di ricerca per vedersi arrivare addosso decine, centinaia di siti dedicati alla vendita di prodotti farmaceutici.
Controlli? Nessuno. L’unica cosa necessaria è il numero della carta di credito, ed il gioco è fatto. Ma sul web non esistono solo truffe, ci sono anche farmacie on line autorizzate, che però – ha denunciato Leopardi rivolgendosi direttamente al Ministero della Salute – nell’85% dei casi non richiedono al cliente l’índispensabile prescrizione medica. Non a caso ai primissimi posti degli acquisti on line ci sono tutti quei medicinali per i quali il farmacista ha l’obbligo di richiedere la prescrizione, con, al primo posto indiscusso quelli legati alla cura delle disfunzioni erettili (Viagra e Cialis) seguiti da quelli utilizzati per combattere l’obesità, al terzo i farmaci a base di eritropoietina, quali Epo, Epogen, Neupogen e Pro-crit, utilizzati dagli sportivi per “doparsi” ed infine semplicissimi antivirali come il Tamiflu.
Dati relativi al 2008, riferiti dall’Eaasm (European Allíance for Access to Safe Medicines) rivelano che pur essendo l’acquisto di farmaci on-line economicamente conveniente nel 60% dei casi, solo il 38% delle medicine si è dimostrato legalmente commerciabile, mentre nel 16% dei casi í farmaci non erano autorizzati alla vendita in Europa e nel 33% delle volte mancavano informazioni per i pazienti sul prodotto.
Inoltre i medicinali recapitati a domicilio possono risultare scaduti o essere stati mal conservati se non contaminati o contraffatti, come è spesso accaduto per partite provenienti dai Paesi in via di sviluppo, soprattutto per farmaci usati per combattere malattie molto diffuse quali la malaria e la tubercolosi. Quando si parla di contraffazione è chiamato pesantemente in causa il sud-est asiatico dove non a caso si concentra la maggiore produzione di falsi vaccini e antiretrovirali.