L’efficacia delle campagne di vaccinazione durante la pandemia di influenza, come quella attualmente in corso per l’H1N1, potrebbe essere compromessa dall’errata pubblicità associata ad una coincidenza di eventi indipendenti dai vaccini. Questa è la conclusione di un articolo pubblicato su Lancet e scritto da un team internazionale di ricercatori del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center.
Indipendentemente dal fatto che qualcuno si faccia il vaccino, cose cattive capitano alle persone ogni giorno e in genere si verificano a tassi abbastanza prevedibili. Identificare problemi di sicurezza reale con i nuovi vaccini significa che dobbiamo districare i segnali di sicurezza effettiva dallo sfondo di eventi medici, che sono quelli che sarebbero accaduti senza vaccinazione.
E’ questa la conclusione a cui arriva Steven Black, autore principale dell’articolo e medico del’ospedale di Cincinnati. Il team di ricercatori provenienti da 13 istituzioni sanitarie e dalle agenzie della salute di tutto il mondo hanno rivisto i dati medici provenienti da studi precedenti e dalle banche dati degli ospedali per identificare quanti eventi sanitari siano accaduti senza alcun vaccino. La loro revisione ha mostrato che il tasso di eventi avversi varia a seconda degli anni, Paese, età e sesso della popolazione.
Il problema è che l’interesse pubblico per gli eventi medici può interferire con i programmi di vaccino, anche se il vaccino non è la causa. Un esempio citato è l’interruzione di una campagna contro l’influenza stagionale del 2006 in Israele, dove quattro decessi sono avvenuti entro 24 ore dalla vaccinazione. Il raggruppamento delle vittime e dei tempi stretti della vaccinazione ha portato alla diffusione di notizie a livello mondiale, che hanno impaurito il pubblico e compromesso la campagna vaccinatoria.
In realtà, i quattro pazienti che sono morti erano tutti già ad alto rischio a causa delle loro condizioni cliniche di base. Le loro morti sono state coerenti con i problemi cardiaci pregressi, e il numero di morti è stato inferiore a quanto previsto normalmente per una popolazione ad alto rischio. Un’ulteriore analisi degli infortuni mortali in Israele ha dimostrato che la morte avviene di solito in questo gruppo ad alto rischio ad un tasso superiore di uno ogni 1.000 individui nello stesso periodo di tempo. Sulla base di questo, i ricercatori hanno detto che 20 morti coincidenti in questo gruppo potrebbero essere previsti anche entro 24 ore dall’immunizzazione.
Gli autori hanno anche rivisitato una delle preoccupazioni sollevate nel corso del 1976-77 durante il programma di vaccinazione contro l’influenza suina. Il vaccino, che è stato associato ad un maggior numero di casi di sindrome di Guillan-Barré, non pare aver provocato questa malattia. La sindrome infatti colpisce normalmente circa una persona ogni 100.000 ogni anno. Sulla base di questo, se 100 milioni di persone negli Stati Uniti hanno ricevuto la vaccinazione contro l’influenza pandemica, i ricercatori hanno detto che potrebbero aspettarsi 215 nuovi casi della malattia entro sei settimane dal vaccino. Questi casi si aspetterebbero che il vaccino venga inoculato o no.
La segnalazione anche di una frazione di un così gran numero di casi di eventi avversi a seguito di immunizzazione con un conseguente copertura mediatica, probabilmente darà luogo a livelli elevati di preoccupazione dell’opinione pubblica, anche se il verificarsi di tali casi è completamente prevedibile e sarebbe avvenuto in l’assenza di una vaccinazione di massa
conclude l’articolo.
[Fonte: Sciencedaily]