Quando un’ infezìone delle vie respiratorie, della gola o del naso o dell’intestino è particolarmente forte o fa fatica ad andarsene, il medico può prescrivere degli antibiotici, in genere ad ampio spettro d’azione, cioè attivo contro un’ampia gamma di batteri. Gli antibiotici più usati distruggono le pareti cellulari dei germi, uccidendoli. Ma prima di assumerli bisogna essere certi che l’infezione sia proprio di origine batterica: contro i virus, infatti sono completamente inefficaci.
Per questo una banale influenza non si cura con gli antibiotici e nemmeno il raffreddore o il mal di gola, visto che nella gran parte dei casi tali malesseri sono provocati da virus. Ma come si fa a capire se un’infezione è batterica? Senza esperienza e senza esami di approfondimento è difficile. Di solito il medico di famiglia può farlo sulla base dei sintomi individuati. Ma spesso è difficile anche per lui. Se l’esperienza non basta si ricorre a esami specifici.
Che siano in compressa, sciroppo, iniezione, aerosol, crema o spray, gli antibiotici vanno assunti nei tempi, nei modi e nelle dosi indicate dal medico e riportate nel foglietto illustrativo. Soltanto seguendo alla lettera questi consigli si può ridurre il rischio di sviluppare resistenza nei batteri e di andare incontro ad eventuali eventi avversi. Ci sono antibiotici, come per esempio le penicillina e l’acido clavulanico, che possono infatti generare reazioni allergiche. Una volta iniziata la terapia con antibiotico, poi, bisogna portarla fino alla fine. Non basta cioè che scompaiano i sintomi del malessere e che si stia bene per interrompere l’assunzione. Bisogna prendere il farmaco fino a completare il ciclo, secondo quanto prescritto, di solito 5, 10 o 15 giorni.
È necessario infatti essere certi che tutti i batteri siano eliminati, evitando così che riprendano a proliferare e provocare un “ritorno di fiamma” dell’infezione, vale a dire una ricaduta, magari anche più forte di prima. Per la stessa ragione non bisogna mai cambiare antibiotico in corso di terapia. Non sono tutti uguali e soltanto quando occorre il medico può prescrivere un farmaco differente. Molecole diverse agiscono su batteri diversi. E, quando magari un’infezione ritorna dopo essersene andata per qualche tempo, è sempre meglio rivolgersi al medico ed evitare assolutamente di prendere di nuovo, in modo autonomo, lo stesso farmaco.
Debellando i batteri, gli antibiotici, provocano lo spiacevole effetto secondario di uccidere anche quelli presenti normalmente nell’intestino. Vale quindi la pena, ogni volta che si prendono antibiotici, di assumere contemporaneamente, almeno per un paio di settimane, i probiotici: proteggono e ripristinano la flora batterica intestinale danneggiata dalla terapia. Oltre ai probiotici sarebbe anche utile assumere vitamine e sali minerali, per evitare la disidratazione soprattutto in caso di febbre. Anche perché queste sostanze aiutano a prevenire i malanni, a rendere più forte l’organismo e a proteggerlo dall’aggressione dei batteri.
Studi recenti hanno messo in luce il meccanismo attraverso cui alcuni batteri come lo Stafilococco aureo si difendono dagli antibiotici. Ciò dovrebbe permettere lo sviluppo di nuove molecole per risolvere il problema della resistenza batterica. Lo Stafilococco aureo, infatti, quando si trova a contatto con l’antibiotico sviluppa un enzima che gli permette di produrre una molecola di monossido di azoto. Ed è proprio questa sostanza a contrastare l’effetto del farmaco, riducendo i danni sul batterio. La ricerca fa sperare: se si riuscisse ad agire sull’enzima batterico che produce il monossido di azoto, rendendolo più vulnerabile, si potrebbe aggirare il problema della resistenza al farmaco.
Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Ottobre_2009/04_Farmaci.pdf